Secondo il garante francese Facebook gestirebbe in maniera impropria i dati degli utenti, anche di quelli non iscritti al social network.

 

La CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés), equivalente dell’italiano garante per la privacy, ha diffidato Facebook per la violazione della legge nazionale sulla protezione dei dati personali. Mark Zuckerberg e soci avranno ora tre mesi di tempo per discutere delle questioni sollevate dalla commissione o eventualmente richiedere una proroga del termine. In mancanza degli interventi richiesti, il social network rischia una multa fino a 150.000€.

 

Il documento, reso pubblico lo scorso lunedì 8 febbraio, si basa su una premessa: pur essendo una società statunitense con sede europea in Irlanda, Facebook è tenuto a rispettare la legge francese. La CNIL ritiene che il social incroci e combini una serie di dati personali dei suoi iscritti per fornire loro pubblicità mirata; il tutto senza il consenso diretto da parte degli utenti, cosa assolutamente richiesta dalla legge francese.

 

Senza contare che, sempre secondo la CNIL, questi sono dati troppo sensibili: informazioni come orientamento sessuale, credo religioso o pensiero politico sono, ad esempio, utilizzabili da Facebook senza un ulteriore consenso. Il social di Zuckerberg dovrebbe invece indicare con precisione le modalità in cui vengono utilizzati i dati e i fini per cui sono raccolti.

 

 

Facebook e il trasferimento dati

 

A questo si aggiunge che Facebook non darebbe informazioni adeguate ai propri iscritti sul fatto che questi dati personali vengono trasferiti negli Stati Uniti.  Il trasferimento di dati personali dai paesi europei agli Stati Uniti si basava sul famoso Safe Harbour e sul fatto che gli USA potessero garantire un livello di protezione adeguato. Lo scorso 6 ottobre una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha tuttavia annullato l’accordo, ma il trasferimento di dati da parte di Facebook continua come se il Safe Harbour fosse ancora valido, afferma la CNIL.

 

Non si è fatta attendere la replica di Facebook, che ha risposto alle accuse della commissione spiegando di ritenere le sue misure in vigore per la tutela della privacy adeguate alle normative francesi ed europei. Un portavoce del social ha poi affermato come “la tutela della privacy sia una priorità per Facebook”, aggiungendo che la società collaborerà con la CNIL per risolvera la questione. Finirà tutto in una bolla di sapone o l’esempio francese incoraggerà altri stati?