Sicurezza e privacy sono aspetti assolutamente da non sottovalutare nel processo di digitalizzazione che sta coinvolgendo le aziende sanitarie italiane.

 

A breve ogni cittadino italiano avrà la propria cartella clinica elettronica, un’autentica carta d’identità digitale che potrà contenere dati demografici, storia medicale, allergie, cure, stato immunitario, immagini radiologiche, statistiche personali e così via. Nonostante tecnologia e sicurezza informatica stiano avanzando giorno dopo giorno, vi è ancora parecchio scetticismo sul passaggio dal cartaceo al digitale, soprattutto per quel che riguarda l’archivio.

 

 

Archivio cartaceo o archivio digitale?

 

Le informazioni sanitarie sono molto importanti e quindi vanno trattate con la massima sicurezza. In tempi come questi in cui si discute del passaggio al digitale, una domanda risulta spesso ricorrente: è più sicuro un archivio cartaceo che si può allagare, bruciare e (soprattutto) col passare del tempo può riempire un intero magazzino oppure un archivio digitale, replicabile e trasferibile sulla base di numerose copie tutte originale e volendo custodire in luoghi diversi?

 

“Beh, direi che è ovvio. È importantissimo digitalizzare il processo e quindi ottenere il vantaggio non solo in termini di non stampa, ma anche e soprattutto in termini di compliance normativa, collaborazione, sicurezza, integrità, certezza, efficacia ed efficienza” spiega Nicola Savino, esperto nazionale per la digitalizzazione a norma dei processi. “Per non parlare dei costi: basti pensare che la cartella clinica va conservata a vita e che l’archivio non può che crescere e, nel caso della carta, c’è bisogno continuamente di nuovi spazi e di persone che li custodiscono questi spazi. Per questo è senza dubbio consigliabile la gestione digitale” continua Savino.

 

 

I benefici della digitalizzazione

 

Ci troviamo quindi di fronte ad archivi cartacei che tendono ad esplodere di contenuti che, col passare del tempo, diventano sempre meno leggibili e sono costantemente esposti ai fattori naturali che dicevamo prima: il primo passo consiste quindi nella formazione di un archivio digitale a partire da quello cartaceo. Anche se non stiamo trattando inizialmente informazioni nativamente digitali, questo già porterà benefici in termini di sicurezza, economicità e praticità.

 

La vera e propria sanità digitale si avrà infatti quando non produrremo più carta e tratteremo in maniera nativa digitale le informazioni ed i suoi processi di trasferimento da un posto ad un altro: le norme e gli strumenti ci sono e a questo punto non vale più il discorso che si può andare verso una sanità digitale, quanto, piuttosto, il concetto che dobbiamo andare verso la sanità digitale.

 

 

Non sottovalutiamo la sicurezza

 

Presto non avremo più un archivio cartaceo ma un archivio digitale conservato a norma. Vista la sensibilità e l’importanza (più volte ribadite) delle informazioni sanitarie, appare assolutamente prioritario come queste vadano trattate con la massima cautela e soprattutto con la dovuta sicurezza.

 

Ne consegue, ovviamente, che la dematerializzazione del processo o meglio dei processi e dei sotto-processi che stanno alla base della produzione delle informazioni contenute nelle varie cartelle cliniche deve assicurare, in tutti i suoi numerosi passaggi, la massima robustezza e sicurezza. Onde evitare di esporre informazioni di vitale importanza ai cyber criminali, da sempre molto “interessati” al mondo della sanità digitale.