Dal 3 giugno scorso è attivo un aggiornamento di Google che influisce sulle SERP e sui risultati mostrati all’utente. Di cosa si tratta e come puoi monitorare lo stato di salute del tuo sito web?

Il 2 giugno scorso, attraverso un tweet, Google ha preannunciato che nel giorno seguente avrebbe rilasciato un aggiornamento dell’algoritmo di ricerca, quello che influisce sul modo in cui i risultati sono classificati ed elencati nelle cosiddette SERP, le pagine dei risultati del motore di ricerca.

L’aggiornamento, attivo dal 3 giugno, ha come obiettivo quello di rendere più eterogenee le SERP, mostrando risultati che provengono da domini diversi ma continuando a mantenere inalterato l’obiettivo associato all’intento di ricerca degli utenti: fornire informazioni corrette, utili ed esaustive.

L’aggiornamento, chiamato June 2019 Core Update, risponde secondo Danny Sullivan (Google Public Search Liaison) alle necessità della community dei proprietari di siti web e di tutti coloro che si occupano di SEO di conoscere con anticipo le mosse di Big G. In effetti, ogni volta che Google rilascia un aggiornamento dei suoi algoritmi, nel mondo del web tremano un po’ tutti, poiché le conseguenze degli aggiornamenti possono decretare la morte o il successo di un sito in termini di visibilità.

Annunciando l’aggiornamento in anticipo, Google ha dimostrato la sua proattività e la disponibilità a prevenire situazioni critiche.

Cosa accadrà con l’aggiornamento?

Nelle prossime settimane gli esperti si aspettano un cambio nelle SERP di Google. Come detto in precedenza, l’obiettivo di Google è sempre quello di fornire risposte corrette agli intenti di ricerca degli utenti che interrogano Big G, mostrando loro risultati quanto più diversi e in tema con quello che si cerca.

Negli anni, molti SEO e ricercatori hanno lamentato che su Google vengono mostrati risultati (organici e a pagamento) provenienti dagli stessi domini: per evitare questo, Google con l’ultimo aggiornamento sta cercando di mostrare non più di due risultati dello stesso dominio.

Questa non sarà una legge immutabile, però: molto dipenderà anche dal contenuto delle pagine. Google si riserverà il diritto di mostrare anche più di due risultati dello stesso dominio, se lo riterrà appropriato e utile per l’utente. Secondo il portale Search Engine Land, questo dipenderà molto dalla query, ovvero la domanda che si pone al motore di ricerca. Google avrà una propensione maggiore a mostrare lo stesso sito quando si tratterà di una “query di marca”, ossia se l’utente ricerca, ad esempio, un brand di abbigliamento o un e-commerce specifico.

Sottodomini e SERP

Un ulteriore aggiornamento, che però sembra non aver a che fare con quello di inizio giugno, prevede la gestione da parte di Google dei sottodomini come parte del dominio principale. Pertanto, un sottodomionio di tipo blog.domain.com, sarà considerato parte del dominio principale www.domain.com e verrà considerato nei primi due risultati di ricerca.

Su Search Engine Land si legge quanto segue: “il lancio della diversità del sito è separato dal Core Update di giugno 2019 che è iniziato questa settimana. Queste sono due versioni diverse, non collegate”. Ovviamente, Google si riserva il diritto di trattare alcuni sottodomini in modo diverso: “Tuttavia, i sottodomini sono trattati come siti separati quando, per scopi diversi, sarà ritenuti necessario farlo”.

Con questi due aggiornamenti, separati ma in un certo modo connessi tra loro, i dati analitici del sito e la Search Console possono essere influenzati in maniera diversa!

Chi colpisce l’aggiornamento?

Come per qualsiasi tipo di aggiornamento rilasciato da Google e non necessariamente annunciato, alcuni siti potrebbero notare perdite o aumentare di visite. Tuttavia, va anche ricordato come abbiamo già fatto in precedenza che la regola generale da seguire sempre è quella di popolare i siti con contenuti di assoluta qualità, che siano veramente di aiuto agli utenti.

Per monitorare l’andamento del tuo sito web nei prossimi giorni, controlla regolarmente i dati analitici e confrontali con i report precedenti relativi alle prestazioni direttamente dalla Google Search Console. Se noti un andamento negativo prova a migliorare il sito attraverso un lavoro di SEO on site efficace: contenuti di qualità e originali, architettura delle informazioni efficace e parole chiave competitive possono davvero fare la differenza!

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