L’aggiornamento dei termini per la privacy di Whatsapp non convince del tutto l’Unione, che teme ripercussioni sugli utenti.

 

Ha suscitato non poco scalpore l’annuncio del cambiamento nella politica relativa alla privacy di Whatsapp, visto che, con i nuovi termini, i dati degli utenti verranno condivisi con Facebook, il quale potrà fornire un miglior suggerimento di collegamenti, ma anche mostrare annunci pubblicitari più pertinenti e mirati. Oltre ad aver generato numerose lamentele sul web, la novità ha catturato l’attenzione dell’Unione Europea e, in particolare delle varie autorità per la privacy. Il Gruppo di lavoro Articolo 29, l’organismo che raggruppa tutte le 28 autorità, ha comunicato che ogni paese seguirà attentamente gli sviluppo, in modo da capire l’entità del controllo di cui dispongono gli utenti e la pertinenza della nuova policy alle normative sulla sicurezza dei dati.

 

Probabilmente, i Garanti europei ricordano bene le parole di Jan Koum, fondatore di Whatsapp, quando, dopo la vendita Facebook nel 2014, assicurò che l’accordo non avrebbe avuto ripercussioni sulla privacy.

 

Il Garante italiano sulla nuova privacy di Whatsapp

 

In occasione della visita di Mark Zuckerberg a Roma, anche il Garante italiano si è espresso sull’argomento, dichiarando che il cambiamento non solo preoccupa milioni di utenti, ma rende anche necessario prendere le precauzioni necessarie e prestare la massima attenzione in merito alla sempre maggiore interconnessione di dati tra le varie piattaforme digitali, specialmente se si tratti di enormi aggregatori come Facebook e Whatsapp.

 

Chiarezza e trasparenza saranno gli aspetti fondamentali sui quali si giocherà l’eventuale partita per la sensibilizzazione verso il rispetto degli utenti, anche se. al momento, nessuna delle autorità ha ancora ricevuto segnalazioni di alcun tipo riguardo lo stato di sicurezza dei dati. Ciò anche per la possibilità offerta agli utenti di impedire, modificando le impostazioni dell’app, lo scambio di dati. Rimane da vedere se questa misura sarà sufficiente a rispettare i criteri introdotti dal nuovo Regolamento europeo, il quale prevede che, per essere considerati legittimi, le analisi dei dati dovranno assicurare un alto livello di sicurezza e un processo non immediato di identificazione degli utenti.