Facebook ha tempo fino alla fine dell’anno per adeguarsi alle nuove direttive Europee in termini di privacy degli utenti, altrimenti arriveranno le sanzioni.

 

Con l’applicazione del GDPR, le normative europee per la tutela dei consumatori sono cambiate drasticamente nel corso degli ultimi mesi: tutti sul web, dai pesci piccoli a quelli grandi, si sono dovuti adeguare. Tutti, tranne Facebook.

Sembra, infatti, che nonostante i sei mesi di tempo dall’entrata in vigore delle nuove normative sulla privacy e sulla tutela dei consumatori, Facebook sia sempre dove lo abbiamo lasciato. Ll’Unione Europea ha dichiarato che per Mark Zuckerberg il tempo sta per scadere: ha di tempo fino alla fine del 2018 per adeguare la sua piattaforma social alle normative. In caso contrario, arriveranno sanzioni pesantissime.

 

La rabbia del Commissario europeo

Vera Jourova, Commissario europeo per la giustizia, ha dichiarato che se la situazione non cambierà rapidamente, inviterà tutti gli organi di tutela dei consumatori dei 28 stati membri dell’Unione Europea a intervenire molto presto contro Facebook. La società di Menlo Park aveva già promesso, sei mesi fa, che si sarebbe adeguata in fretta, ma così non è stato: la trasparenza della piattaforma e, soprattutto, la vendita dei dati degli utenti a terze parti restano i punti critici da risolvere.

La Commissione Ue registra con Facebook «progressi molto limitati». I nuovi termini di servizio di Facebook contengono una presentazione ingannevole delle principali caratteristiche dei servizi del social network. In particolare, denuncia Bruxelles, Facebook «dice ai consumatori che i loro dati e contenuti sono utilizzati solo per migliorare la loro “esperienza” complessiva e non menzionano che l’azienda utilizza questi dati per scopi commerciali».

 

 

I nuovi termini di servizio risalgono ad aprile. Il mese successivo il numero uno dell’azienda, Mark Zuckerberg, in audizione in Parlamento europeo ha promesso il rispetto delle regole comunitarie dopo lo scandalo Cambride Analytica, società accusata di aver violato profili degli utenti e averne fatto un uso illecito. Allora era un problema di privacy, che però non sembra aver indotto Facebook a rispettare la tutela dei propri utenti. «Non è più tempo di promesse, è tempo di azioni», avverte Jourova.

 

La risposta di Facebook

Il social network, ovviamente, si difende. Un portavoce dell’azienda ricorda che i termini di servizio sono stati rivisti a maggio, includendo «la maggior parte delle modifiche che la Rete di cooperazione per la tutela dei consumatori e la Commissione europea avevano proposto» in quel momento. Di conseguenza «i nostri termini ora sono molto più chiari su cosa è e cosa non è consentito su Facebook e sulle opzioni che gli utenti hanno». L’azienda, continua il portavoce, si dice «grata» ai consumatori e all’esecutivo comunitario per le risposte fornite. Con loro «continueremo la nostra stretta collaborazione per comprendere eventuali ulteriori dubbi e apportare gli aggiornamenti appropriati».