Il garante della privacy lancia l’allarme: meno del 20% delle aziende sta facendo investimenti adeguati per combattere il cybercrime e proteggere i dati.

 

Nel corso del 2016 gli attacchi informatici avrebbero provocato danni per 9 miliardi di € alle imprese italiane. Ma quel che preoccupa di più è che meno del 20% di queste avrebbe effettuato, sempre lo scorso anno, investimenti adeguati per la protezione del proprio patrimonio informativo aziendale. È questo l’allarme lanciato dal Garante della Privacy Antonello Soro nella consueta relazione annuale al Parlamento.

 

Partendo dal recente virus ransomware Wanna Cry, capace di tenere sulle spine l’intero pianeta, il Garante ha ricordato che, stando a recenti stime, “nello scorso anno le infrastrutture critiche sarebbero state oggetto del 15% di attacchi in più rispetto al precedente e sarebbero cresciuti del 117 % quelli riconducibili ad attività di cyberwarfare, ovvero volti a utilizzare canali telematici per esercitare pressione su scelte geopoliticamente rilevanti”.

 

Dati alla mano emerge come sia assolutamente fondamentale garantire la cybersecurity, senza dubbio una componente strategica per la sicurezza pubblica e nazionale: “per garantirla – prosegue Soro – è necessario evitare il rischio della parcellizzazione dei centri di responsabilità, con una centralizzazione di competenze e un’organica razionalizzazione del patrimonio informativo, anzitutto pubblico”.