Non solo iniezioni di autostima, ma anche invidia, ansia e segnali di egocentrismo: i social media influenzano il nostro umore in maniera molto più concreta di quanto pensiamo.

 

E’ assodato che i canali social permettano di condividere in maniera semplice e rapida (e spesso senza alcuni filtri sociali) momenti della  routine quotidiana, idee e opinioni. E’ anche chiaro che, alla stessa maniera, si ha la possibilità di ricevere rapidamente un feedback di ciò che condividiamo.

 

Non è invece così chiara l’importanza che gli utenti danno a questo feedback: uno studio del dott. Carrie Wyland, psicologo della Tulane University, ha cercato di comprendere le reazioni emotive di chi utilizza i canali social, notando come un alto numero di utenti ricorra a questi mezzi per poter effettuare un paragone tra sé e gli altri, utilizzando come metro i “mi piace” e i follow, se parliamo di Facebook e Instagram, o i retweet e i preferiti, se parliamo di Twitter.

 

Questo comportamento è sintomo dell’alto livello di connettività (e quindi numerosi momenti di confronto) che i social media offrono rispetto alle relazioni reali e di due aspetti della loro natura: la possibilità di misure in numeri la propria popolarità e l’importanza data all’aspetto visivo, poiché sono spesso le foto e i video ad assicurare popolarità e notorietà sul web.

 

Feedback lento e utenti passivi

 

In questo stato di cose sono due i fattori che determinano un impatto negativo sugli utenti: la mancanza o la lentezza del feedback e l’eccessivo impatto delle attività altrui.

 

Il primo caso riguarda gli utenti che tendono a postare contenuti finalizzati ad acquisire “mi piace” e followers e che potrebbero sviluppare uno stato ansiogeno qualora i loro post non dovessero ricevere le attenzioni sperate, con il rischio di sfociare in uno stadio depressivo. Inoltre, può succedere che la tendenza a mostrare un’immagine di sé quanto più perfetta possibile e in maniera compulsiva diventi oggetto di scherno: per questo motivo parecchi studiosi ritengono che attraverso i social sia più semplice riconoscere le persone affette da narcisismo.

 

Ancora più pericoloso è il secondo fattore, quello che vede gli utenti subire l’immagine e la popolarità degli altri: i social media connettono in maniera massiccia con persone che, come detto in precedenza, tendono a mostrare un’immagine ottimizzata di sé, e questo può portare a sviluppare invidia e senso di inadeguatezza, specialmente in individui soggetti a questi sentimenti, in primis gli adolescenti, con il rischio che vi siano serie ripercussioni sullo stile di vita off-line.

 

La conclusione di queste osservazioni è che i social, da spazio personale e alternativo alla vita reale, sono diventati un’estensione di quest’ultima e ne hanno amplificato le questioni emotive legate al confronto sociale. Per questo motivo è bene che si sviluppi un approccio corretto anche verso questo tipo di rapporti e che si diffonda un comportamento sul web più propositivo e meno comparativo.