Tra poco in Italia Kibo, app russa che ‘lucchetta’ le nostre chat personali. Ma siamo sicuri che questo basti per proteggere la nostra privacy?

 

Se avete accolto con diffidenza l’arrivo della tanto temuta spunta blu di Whatsapp e siete ossessionati dal controllo che il partner o i vostri genitori possono esercitare sulle vostre chat di Facebook Messenger, ecco l’app che fa per voi.

 

Dalla Russia arriva Kibo, un’applicazione che, se installata su entrambi i dispositivi, codifica i messaggi e permette di vedere il contenuto ‘reale’ solamente ai possessori dei due smartphone.

 

app kibo

 

Come funziona? Immaginate di voler organizzare una festa segreta ad un amico. Desiderate quindi accordarvi col fratello del festeggiato, evitando però che il vostro amico (che potrebbe leggere la discussione su pc o cellulare) possa scoprire l’arcano. Dopo che entrambi avete scaricato Kibo, vi basterà scrivere liberamente i dettagli della festa, ricordando però di applicare alla discussione la codifica, simboleggiata da un lucchetto che l’app inserirà automaticamente nella vostra tastiera.

 

In questa maniera, solamente i diretti interessati accederanno al contenuto ‘vero’ dei messaggi, mentre un utente (diciamo così) disabilitato leggerà un semplice e innocuo scambio di battute.

 

Ma siamo veramente protetti?

Fa riflettere però come da un lato cerchiamo di blindare le nostre discussioni private (per proteggerci dagli occhi indiscreti dei genitori o degli amici in vena di scherzi) e poi finiamo per affidarci ad app che non tutelano fino in fondo il contenuto dei nostri messaggi.

 

L’Eletronic Frontier Foundation – associazione internazionale per la tutela dei diritti digitali – ha infatti sviluppato un’interessantissima tabella su come le principali piattaforme di messaggistica istantanea elaborano i dati in loro possesso. Purtroppo sono tantissime le app che permetterebbero l’eventuale visione delle nostre discussioni ai gestori dei server.

 

Tra le tante in elenco, una delle app più pericolose risulta essere Whatsapp, che, oltre a non proteggere adeguatamente i nostri dati, potrebbe presto arrivare a tracciare le nostre discussioni. Per quale motivo? Per utilizzarle come informazioni e rendere così più efficace la pubblicità su Facebook, in società con l’app di messaggistica.

 

Proprio per queste situazioni ‘al limite’, molti utenti stanno spostando la propria attenzione su Telegram, piattaforma russa di messaggistica istantanea che, oltre ad un ottimo sistema di codifica messaggi, dà la possibilità di parlare tramite chat segrete, con i messaggi che si autodistruggono pochi istanti dopo l’invio.