Raggiunto l’accordo per il nuovo programma sul trasferimento dei dati personali in USA. Ma i garanti europei aspettano a cantar vittoria.

 

Lo scorso martedì il commissario europeo Vera Jourová e il collega Andius Ansip hanno annunciato il raggiungimento di un importante accordo tra Europa e Stati Uniti per la sostituzione del Safe Harbuor, il programma di trasferimento dati personali in USA, recentemente annullato dalla Corte di Giustizia Europea.

 

Il neonato programma si chiamerà Privacy Shield e dovrebbe essere operativo fra pochi mesi. Uno “scudo” che prevede maggiore trasparenza circa le limitazioni all’accesso ai dati personali da parte del governo statunitense e, soprattutto, l’impegno da parte degli USA a non eseguire operazioni di sorveglianza indiscriminata nei confronti dei cittadini europei.

 

Le società che violeranno il Privacy Shield saranno soggette a sanzioni o potranno addirittura essere eliminate dal programma in questione. L’efficacia dello stesso sarà oggetto di revisione annuale e la prima di queste avverrà appunto nel 2017.

 

 

Parola alla Commissione Europea

 

L’annuncio, avvenuto lo scorso 2 febbraio, è solo un primo piccolo passo. Il testo dell’accordo e il programma Privacy Shield dovranno ora passare il vaglio della Commissione, la quale dovrà ottenere il parere dei garanti rappresentanti di ciascuno stato europeo, radunati nel Gruppo di Lavoro Articolo 29.

 

In seguito, la Commissione dovrà emanare una decisione di adeguatezza, ovvero un atto formale con cui verrà di fatto equiparato il regime del Privacy Shield alle garanzie previste dalla normativa europea. Voci di corridoio dicono che ci vorranno almeno tre mesi perché la Commissione rilasci la sua “adequacy decision”.

 

 

 I garanti europei e il Privacy Shield

 

Nel frattempo il Gruppo di Lavoro Articolo 29 ha accolto positivamente il raggiungimento dell’accordo. Ma ha anche fatto notare che giudizi molto più precisi potranno essere stilati solamente dopo aver visionato dettagliatamente tutta la documentazione relativa al nuovo programma.

 

Ora ci troviamo in una terra di mezzo in cui il Safe Harbour non è più valido e il Privacy Shield lo sta diventando. E’ auspicabile quindi che si giunga presto ad una maggiore certezza della validità degli strumenti legali a disposizione, nonché ad una maggiore semplicità del loro utilizzo per poter facilitare il trasferimento dei dati negli Stati Uniti, ovviamente garantendo i diritti degli interessati.