Per contrastare le discriminazioni, Facebook introduce nuove limitazioni per le modalità di erogazione delle inserzioni pubblicitarie in alcuni settori specifici.

Ogni iscritto a Facebook è profilato sulla base delle informazioni fornite: età, sesso, professione, situazione economica, preferenze. Tutti questi dati permettono alla piattaforma di erogare inserzioni pubblicitarie in modo mirato, consentendo così agli inserzionisti di ottenere il massimo dagli investimenti in campagne di advertising, scegliendo il loro pubblico. Una pratica che è però valsa al gruppo di Menlo Park qualche grattacapo ed è destinata, almeno in parte, a cambiare.

A seguito delle forti pressioni degli attivisti come NFHA (National Fair Housing Alliance), ACLU (American Civil Liberties Union) e CWA (Communication Workers of America), Facebook ha deciso di intraprendere dei passi importanti in campo pubblicitario, per contrastare gli spot che usano strategie discriminatorie per individuare il targeting di riferimento. Le contromisure sono rivolte soprattutto agli inserzionisti a pagamento che su Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp impediscono, a determinate categorie già normalmente discriminate, di visualizzare annunci riguardanti lavoro, disponibilità di alloggi o possibilità di accedere al credito, in base a razza, sesso, età o altre categorie, in palese violazione delle leggi sui diritti civili.

Ad esporsi pubblicamente con questa importante novità è stato Sheryl Sandberg, Chief Operating Officer della società. “Le nostre policy proibiscono agli inserzionisti l’utilizzo dei nostri tool per fare discriminazione. Abbiamo rimosso migliaia di categorie indirizzate a classi protette come razza, etnia, orientamento sessuale e religione. Possiamo fare ancora meglio.”

In effetti, limitare la visualizzazione di specifiche inserzioni a un pubblico stabilito sulla base di parametri che lo inquadrano a livello sociale è ritenuta una pratica discriminante. Sandberg, pur sottolineando i passi in avanti compiuti fino, ammette che c’è ancora molto da fare.

Per il momento, dal comunicato pubblicato il 19 marzo, si evince che:

  • chi desidera pubblicare inserzioni riguardanti housing, lavoro o prestiti non potrà indirizzarle sulla base di parametri come età, genere o codice di avviamento postale;
  • gli inserzionisti legati a queste categorie avranno a disposizione un set ridotto di parametri ai quali indirizzare le campagne;
  • arriverà un tool per la ricerca fra tutte le inserzioni relative all’housing negli Stati Uniti, anche quelle non mostrate all’utente.

Dal comunicato, però, non risulta chiaro se le prime due novità interesseranno solo gli Stati Uniti oppure entreranno in vigore a livello mondiale. Le discussioni in merito alle modalità di profilazione degli utenti attuate da Facebook, dopotutto, non si limitano certo al territorio USA!