Colossi come Facebook e Amazon si stanno cimentando nel campo della finanza: se diventassero delle banche, quante persone si affiderebbero a loro per la gestione dei risparmi?

 

«Silicon Valley is coming», disse nel 2015 il numero uno di JP Morgan Jamie Dimon ai suoi azionisti. Con questa espressione Dimon voleva sottolineare l’avanzata in campo finanziario delle FinTech, ossia quelle start up che forniscono al proprio bacino di utenza prodotti e servizi finanziari attraverso avanzate tecnologie d’informazione (ICT).

Ma quando a scendere in campo non sono proprio le start up bensì colossi come Facebook e Amazon è chiaro che qualcosa nei mercati finanziari cambierà molto presto: queste società contano inimmaginabili risorse finanziarie, miliardi di utenti fortemente fidelizzati dei quali gestiscono già una miriade di dati personali, che consentono una profilazione accurata delle loro esigenze, reali e potenziali.

 

Facebook e Amazon: piccoli passi verso la finanza mondiale

Facebook ha da poco ottenuto dalla Banca Centrale Irlandese la licenza per emettere moneta elettronica e voci di corridoio sussurrano che la società starebbe pensando all’acquisizione di FinTech specializzate in trasferimenti di denaro. Ricordiamoci che negli States gli utenti Facebook possono già effettuare pagamenti su Messenger, e il passo per realizzare questo tipo di operazioni in Europa sembra veramente breve. Facebook non è ancora una Banca vera e propria, ma non possiamo escludere che presto lo possa diventare!

Amazon ha presentato una carta di credito, proprio in partnership con JP Morgan, riservata ai clienti Prime con agevolazioni varie e sconti del 5% su tutti prodotti acquistati sul sito: è quindi possibile pensare che anche questo gigante voglia puntare sul settore dei servizi finanziari.

Gli utenti sembrerebbero molto interessati alla possibilità che i colossi della comunicazione mondiale entrino a far parte del settore finanziario: secondo una ricerca di Accenture, un terzo dei 33mila intervistati sposterebbe il proprio conto bancario su Facebook, Google o Amazon se ne avessero la possibilità. E in Italia il dato sale al 42% e tocca la percentuale del 51% tra i giovani.

 

«Se consideriamo la capacità di penetrazione del mercato di questi soggetti, il forte legame con i clienti, è facile immaginare quanto un eventuale loro ingresso nei servizi bancari e assicurativi possa essere pericoloso per gli istituti tradizionali», spiega Piercarlo Gera, Senior Managing Director di Accenture e curatore dell’indagine. «Per ora, continua Gera, non prevediamo che grandi attori come Google o Amazon possano decidere di strutturarsi come vere e proprie banche. Potrebbero però seguire l’esempio di Facebook e configurarsi come degli intermediatori. Più in generale, il settore finanziario sta evolvendo rapidamente da uno scenario B2C (Business-to-Consumer) a uno C2B (Consumer-to-Business), in cui è il Cliente a decidere con chi interagire e da chi acquistare».

Fonte: ilsole24ore.com

 

Finanziamenti peer to peer e consulenza automatizzata

I social media sono un ottimo terreno anche per la crescita di fenomeni come quello dei finanziamenti peer to peer tra singoli utenti effettuati su piattaforme apposite come Lending Club o Prosper, un fatto decisamente poco favorevole per le banche tradizionali. Si stima che il giro di affari di questo tipo di operazioni sia cresciuto in maniera esponenziale: dai 26 milioni di dollari del 2009 agli oltre 26 miliardi di dollari del 2015.

Un altro aspetto che colpisce molto della ricerca effettuata da Accenture è la predisposizione delle persone ad avere una consulenza finanziaria automatizzata, gestita cioè da sistemi di calcolo o Robo Advisor sul web: ben il 73% degli intervistati accetterebbe indicazioni finanziarie generate da un computer.