La piattaforma chiede una mano agli utenti per le linee guida della censura.

 

Facebook chiede l’aiuto degli utenti per migliorare la guida per la censura e per riflettere sui temi attuali più delicati. Il social network ha pubblicato sul blog una lista di sette domande, inserendo anche un indirizzo email –  hardquestions@fb.com – a cui è possibile scrivere suggerimenti, riflessioni ed eventuali interrogativi da aggiungere all’elenco.

La diffusione del terrorismo sui social network, il fenomeno Blue Whale che ha causato il suicidio di diversi giovani, le fake news e le loro conseguenze a livello politico emerse con la Brexit e l’elezione di Donald Trump, sono tutti argomenti al centro dell’attenzione negli ultimi mesi.

Partendo proprio da queste problematiche sono state realizzate le difficili domande che, secondo il social network, richiedono uno sforzo comune per trovare le giuste risposte.

 

Una richiesta a partecipare

 

Fino ad oggi Facebook ha sempre utilizzato il suo blog per dare informazioni sulla scelta degli strumenti adottati.

Questa volta l’approccio è diverso. L’intento è quello di pubblicare una serie di post sul blog, riflettendo ogni volta su uno dei temi delicati. In più, questa volta Facebook invita anche gli utenti, oltre ai fidati esperti, ad una partecipazione attiva, per arrivare insieme alla decisione finale.

“Noi crediamo che, diventando più aperti e responsabili, dovremmo essere in grado di fare meno errori e correggerli più velocemente.”

D’altro canto anche Google non molto tempo fa, per contrastare le fake news, aveva avanzato una richiesta di aiuto agli utenti.

Le domande difficili

 

Nel post vengono riportate le domande che più in questo momento mettono in crisi la società:

 

  • Quale approccio dovrebbe adottare la piattaforma per limitare la diffusione e la propaganda del terrorismo?
  • Chi arriva a definire ciò che è notizia falsa o solo un discorso politico controverso?
  • Con quanta pressione i social network dovrebbero monitorare e rimuovere i messaggi e le immagini controverse dalle loro piattaforme? Chi dovrebbe decidere ciò che è discutibile, soprattutto in una comunità globale con una moltitudine di norme culturali?
  • Come possiamo utilizzare i dati a beneficio di tutti, senza minare la fiducia della gente?
  • I social media sono un bene per la democrazia?
  • I giovani come dovrebbero essere introdotti a nuovi modi per esprimere se, stessi in un ambiente sicuro?
  • Dopo che una persona muore, cosa dovrebbe accadere alla sua identità online?

 

Richiesta di feedback o crisi di identità?

 

Avanzando questa richiesta agli utenti, Facebook conferma di non essere semplicemente un’azienda tecnologica che connette le persone e condivide i loro contenuti senza filtri, come affermava qualche tempo fa.

La piattaforma si è trasformata gradualmente, assumendo anche il ruolo di editore, dovendo esprimere giudizi di valore su ciò che è attendibile o ingannevole. Oggi Zuckerberg chiede il parere di tutti per calibrare al massimo l’ago della bilancia e lo fa anche per giustificare il cambiamento rispetto all’identità neutrale assunta finora.

Una cosa bisogna ammetterla: stabilire un modello sulla censura che sia condiviso da tutti, una moltitudine di persone con culture e valori differenti, non è un obiettivo per niente semplice da raggiungere.