Facebook condivideva dati sensibili con aziende terze anche dopo aver affermato di aver smesso: un nuovo rapporto dell’azienda alla Commissione USA svelerebbe altri inquietanti retroscena.

 

Non si placa la bufera su Facebook e sulla cessione impropria di dati ad aziende terze: da un documento di oltre 700 pagine consegnato da Menlo Park venerdì scorso alla Commissione energia e commercio USA, emerge che Facebook avrebbe condiviso i dati degli utenti con almeno 61 compagnie tech, tra cui le cinesi Huawei, Alibaba, Lenovo, Oppo e altre ancora, dando loro l’accesso alle informazioni di ignari iscritti in virtù delle partnership instaurate proprio con Facebook.

I dettagli preoccupanti che emergono dal nuovo rapporto riguardano il fatto che Facebook avrebbe continuato a condividere i dati sensibili degli utenti (nome, sesso, data di nascita, città, foto e like) con quella sessantina di sviluppatori di app di terze parti ancora sei mesi dopo aver dichiarato di aver impedito l’accesso ai dati ben tre anni fa.

Il documento in questione fa riferimento ad accordi stipulati con sviluppatori di app di terze parti, produttori di dispositivi e software che avrebbero permesso alle compagnie citate sopra di adeguare i propri standard agli aggiornamenti continui del social network. Uno “scambio” di dati che sarebbe cominciato a partire dal 2015.

Se da una parte Facebook aveva fatto scattare controlli più severi, dall’altra il social sostiene di avere comunque dato alle aziende un anno di tempo per adeguarsi alle nuove regole, cui si sono aggiunti poi altri sei mesi per liquidare le pratiche di raccolta dati, afferma il rapporto. Ma il dubbio che la piattaforma abbia comunque aggirato la tutela della privacy imposta dalla Federal Trade Commission (Ftc), che obbliga a chiedere il consenso degli utenti prima di raccoglierne i dati con informazioni poco chiare agli iscritti, rimane.

 

Un’altra App nel mirino dell’accusa

Dopo Thisisyourdigitallife, l’App attraverso cui la società Cambridge Analytica rubò i dati sensibili di milioni di persone iscritte a Facebook, un’altra applicazione finisce nel mirino dell’accusa: si stratta del quiz Scopri quale Principessa Disney sei della società NameTests, che risulta abbia fornito dati strettamente personali a società terze. Nel quiz veniva chiesto all’utente di Facebook il permesso di accedere ai dati personali, che però venivano in realtà ceduti a terzi. Anche ammesso si sia trattato di un errore di programmazione, sarebbero stati esposti i dati di ben 120 milioni di utenti.

Dunque, per sua stessa ammissione, Facebook continua a condividere i dati degli utenti nonostante lo scandalo che l’ha coinvolto. Del resto era improbabile che ci fosse un qualunque tipo di cambiamento, visto che alla base dei guadagni dell’azienda c’è proprio questo metodo di profilazione aggressivo.