Zuckerberg ha espresso interesse per le criptovalute, alimentando le voci su un possibile investimento in tale direzione.

 

 

“Le criptovalute sono controtendenze importanti, che possono togliere il potere ai sistemi centralizzati per ridarlo alle persone”. Parole importanti quelle che Mark Zuckerberg ha speso su Bitcoin e compagnia in un suo post su Facebook: in una sorta di lista dei buoni propositi dei social, il fondatore inserisce anche l’eventuale uso delle criptovalute per rendere la piattaforma un post migliore.

 

Ovviamente la dichiarazione ha scatenato le fantasie degli addetti ai lavori, cha hanno già iniziato a fantasticare su una possibile alternativa ai Bitcoin prodotta direttamente da Facebook. Anche se i portavoce della società hanno preferito non commentare l’argomento, l’idea rimane piuttosto fattibile: non solo Facebook sta già sperimentando i pagamenti peer-to-peer (è il caso del pagamento via Whatsapp in India), ma la società ha anche già ottenuto dalla Banca Centrale Irlandese una licenza di moneta elettronica per l’abilitazione dei pagamenti all’interno dell’Unione Europea.

 

Facebook non è il primo

 

Il fatto che i Bitcoin e le varie criptovalute siano l’argomento del momento può sicuramente aver suscitato l’interesse di Zuckerberg, ma in molti credono che il motivo reale sia l‘iniziativa presa da Telegram. Secondo numerose indiscrezioni, infatti, l’app di messaggistica rivale di Whatsapp sarebbe pronta a lanciare la propria criptovaluta: basandosi su una versione ispirata al sistema Blockchain (chiamata probabilmente TON, Telgram Open Network), Telegram punta a mettere a disposizione dei propri 180 milioni utenti una Altcoin chiamata Gram.

 

E siccome Facebook, il quale è proprietario di Whatsapp, difficilmente resta a guardare (basta chiedere a Snapchat), è facile immaginarsi che la corsa al nuovo oro digitale lo vedrà tra i protagonisti principali. Se questo poi dovesse davvero succedere, sarebbe un’enorme rivoluzione per il mondo delle criptovalute, dal momento che verrebbero definitivamente portate fuori dal contesto del Deep Web, dove vengono attualmente utilizzate.