La società di Mountain View ha acquisito la suite di prodotti per sviluppatori Fabric da Twitter, che la possedeva dal 2013.

 

Twitter perde un altro importante pezzo della sua storia, cedendo a Google Fabric, la suite che fornisce agli sviluppatori gli strumenti necessari per creare app per mobile. L’acquisizione è stata ufficializzata da entrambe le compagnie, ma non sono stati specificati i dettagli finanziari dell’operazione: sappiamo solo che ad ogni membro di Fabric è stato offerto un posto di lavoro presso Google. Fonti certe stimano che i dipendenti di Fabric siano circa 60.

 

Twitter e Fabric: una storia non proprio a lieto fine

Twitter acquistò Fabric nel 2013 con l’intento di incoraggiare gli sviluppatori di app per mobile ad interagire in maniera più importante con i servizi mobile della piattaforma; ma poi la compagnia ha annunciato ad ottobre dello scorso anno un altro round di licenziamenti, aggiungendo anche che gli sforzi lavorativi si sarebbero concentrati sullo sviluppo di Bluebird, l’app principale di Twitter. Più o meno nello stesso periodo Twitter rinunciava anche alla sua conferenza annuale per gli sviluppatori, Flight, un segno chiaro e inequivocabile che la società, nel mezzo di tutti questi stravolgimenti, stava già cercando di capire cosa fare con Fabric.

Secondo alcune fonti citate dal sito Recode anche Microsoft era interessata a questo pezzo di società di Twitter; ma la partita è stata vinta da Google, che presto fonderà il suo team di sviluppo Firebase con quello di Fabric, per creare una squadra molto potente sul piano dello sviluppo di app per il mobile.

 

Twitter svende i suoi pezzi forti: dopo Vine è toccato a Fabric

La compagnia guidata da Jack Dorsey è alle prese da tempo con gravi problemi finanziari, e sta vendendo al miglior offerente alcuni dei suoi fiori all’occhiello. Prima di Fabric è toccato a Vine, la piattaforma per i video lampo di sei secondi, ‘spenta’ proprio qualche tempo fa.

Fabric è una realtà molto importante nel settore dello sviluppo di mobile app: in soli due anni, dal 2014, ha raggiunto due miliardi e mezzo di dispositivi mobili. Tra i suoi strumenti, ora in mano a Google, anche Crashlytics, per testare la stabilità delle applicazioni.