Big G ha richiesto il brevetto per un sistema di lettura dei dati biometrici , in modo da capire le espressioni facciali degli utenti.

 

Se Google è il principale motore di ricerca al mondo, è anche grazie alla sua continua innovazione e alla costante ricerca di idee per rendere unica l’esperienza dell’utente. Questo trend continua e ha portato in questi giorni alla richiesta di un brevetto per l’uso dei dati biometrici come mezzo per migliorare i risultati organici. Nel documento si legge che, tra i dati intesi come biometrici, sono da includere la temperatura corporea, la dilatazione delle pupille, la contrazione e il numero di movimenti delle ciglia, il battito cardiaco e, addirittura, quanto si arrossisce. Tutti questi parametri hanno lo scopo di determinare il livello di soddisfazione dell’utente per quello che riguarda i risultati, permettendo di cambiare quest’ultimi in base al nostro stato d’animo.

 

Per quello che riguarda la parte tecnica il progetto sembra più che fattibile: le fotocamere frontali degli smartphone si prestano perfettamente all’evenienza, mentre temperatura corporea e battito cardiaco potrebbero essere registrati dai tanti braccialetti collegabili a Google Fit. Resta invece da capire come sarà possibile convertire queste informazioni in elementi effettivamente utili per l’aggiustamento dei risultati: non è detto che, di fronte alle opzioni proposte dal motore di ricerca, gli utenti abbiano sempre una reazione fisica. Più plausibile è che Google chieda di rispondere con una o più delle azioni sopra indicate, in modo da ottenere un feedback cosciente.

 

Il motore di ricerca umano

 

Questo brevetto non è la prima dimostrazione dell’interesse di Mountain View per i sistemi di riconoscimento fisico. All’inizio del 2016, la partnership con Movidius, realtà specializzata nel deep learning dei dispositivi, rappresentava il primo passo per lo sviluppo di strumenti in grado di riconoscere immagini e suoni in maniera indipendente, ossia senza bisogno dell’elaborazione di un altro server. Questo progetto potrebbe essere la base per quanto previsto da Google all’interno del brevetto.

 

Ciò che è certo è lo spostamento dei meccanismi di interazione con il motore di ricerca verso un modello sempre più “umano”, ossia in grado di avere una conoscenza più approfondita del soggetto che lo sta interrogando e, quindi, capace di fornire risposte sempre più personalizzate e pertinenti.