Google Posts dà agli utenti la possibilità di pubblicare direttamente nei risultati di ricerca, per la gioia di aziende ed editori. Ma non di Facebook.

 

Quello dell’informazione online è un business in continua espansione e Google lo sa. Quindi, per facilitare e fidelizzare gli addetti ai lavori, la compagnia ha deciso di dar loro la possibilità di inserire i propri contenuti direttamente all’interno dei risultati delle ricerche, offrendo maggiore visibilità. Tutto ciò è possibile grazie Google Posts (così si chiama la nuova funzione del motore di ricerca): lanciato ufficialmente in questi giorni e disponibile solo ad aziende, personaggi e gruppi di media selezionati, il nuovo sistema consente di pubblicare testi di oltre 14 mila caratteri, corredati di video e foto, oltre che di link esterni. Tali articoli saranno condivisibili sui social network e resteranno visibili per una settimana, dopodiché rimarrà soltanto il link ad essi.

 

Annunciato a inizio dell’anno, Google Posts ha avuto come primi utenti Fox News, HBO e Jimmy Kimmel: ad organizzazioni e personaggi di questo calibro viene quindi data la possibilità di arricchire maggiormente la quantità di informazioni all’interno delle ricerche legate al proprio nome. Non una cosa banale, dal momento che molte aziende giovano delle ricerche incentrate direttamente sul proprio nome e, anzi, spesso devono difendersi dalle strategie di terze parti, le quali cercano di sfruttare la popolarità di alcuni marchi per portare più utenti alle proprie pagine.

 

Google Posts è la risposta agli Instat Articles?

 

Esaminando le caratteristiche di questa nuova funzione, la prima cosa che salta all’occhio è la somiglianza con gli Instant Articles, lo strumento di Facebook per la pubblicazioni di articoli direttamente sul social. Viene perciò da pensare che la novità di Big G faccia parte di una strategia per arginare il tentativo del social di Zuckerberg di mantenere gli utenti sulla propria piattaforma attraverso la condivisione di articoli. A differenza di Facebook, comunque, Google ha deciso di non aprire la sua nuova sezione agli inserzionisti, proprio per non deturpare l’esperienza degli utenti, concentrandosi maggiormente sull’usabilità da mobile, sulla linea di quanto fatto con Accelerated Mobile Pages, il servizio per la pubblicazione veloce di articoli via mobile.
Meno in pericolo invece è Twitter, il quale, grazie all’accordo con Mountain View, dovrebbe continuare a posizionare i tweet all’interno delle ricerche e sopra al carosello di Posts.

 

Nei prossimi mesi si vedrà se il servizio avrà successo o meno e, quindi, se verrà concesso ad un maggior numero di aziende. Fino a quel momento non sarà possibile capire se e come Posts possa dare maggior risalto ai brand rispetto ad Instant Articles e in che maniera i due sistemi entreranno in conflitto tra loro.