Un’indagine svolta dal Garante per la Privacy e dalle autorità di altre nazioni mostra come gli utenti più piccoli non siano abbastanza tutelati da parte delle app e dei siti pensati appositamente per loro.

 

Finalità commerciali, banner di terze parti, modelli freemium e acquisti in-app: questi gli elementi presenti nelle 22 applicazioni e nei 13 siti presi in esame dalle autorità del Global Privacy Enforcement Network, il gruppo di enti di cui fa parte anche il Garante per la Privacy.

 

Dall’analisi dei siti e delle app (tutti legati all’ambito educativo, ludico, televisivo e social) appare poca trasparenza sull’utilizzo dei dati e sulle autorizzazioni forniti dagli utenti più giovani, con le seguenti infrazioni alle linee guida:

 

  • In 25 casi si richiede l’indirizzo mail al momento della registrazione.
  • In 19 casi avviene la registrazione dell’indirizzo IP.
  • In 23 casi avviene la condivisione dei dati raccolti con terze parti.
  • 11 degli elementi analizzati richiedono la geo-localizzazione del dispositivo.
  • in 22 casi avviene la reindirizzazione fuori dal sito o dall’app (generalmente verso siti non controllati).

 

Questa negligenza verso la tutela dei minori ha spinto il Garante ad approfondire le indagini e ribadire l’importanza del controllo sulle realtà digitali rivolte ai più giovani.