Un rapporto Eurostat indica che il 72% degli italiani non è consapevole dei rischi ai quali i suoi dati personali sono sottoposti.

 

In occasione del Safer Internet Day, il giorno dedicato alla sicurezza online, Eurostat ha pubblicato i risultati di uno studio sulla consapevolezza degli utenti italiani in merito di privacy: è emerso che solo il 28% sa individuare le minacce ai propri dati, mentre il restante 72% non sa quando essi sono messi a repentaglio.

 

Questa situazione è in parte dovuta al fatto che non sono solo gli hacker a cercare di entrare in possesso dei dati sensibili di chi naviga, ma anche le grandi aziende del marketing cercano di ottenere più informazioni possibili sui potenziali clienti, come i loro interessi o le loro abitudini, spesso ricorrendo a cavilli legati alle informative: basti pensare che, secondo uno studio del Global Privacy Enforcement Network, l’85% delle app più scaricate non presenta un’informativa chiara. Federprivacy, invece, ha sottolineato come il 67% dei siti web italiani non rispetti l’obbligo di informare gli utenti sulle finalità del trattamento dei dati, ma utilizzi altri metodi per aggirare legalmente tale  requisito.

 

I rischi possono arrivare anche dai dispositivi e dalle funzioni che non sono immediatamente visibili: per esempio,  alcuni test hanno mostrato che, al giorno, uno smartphone segnala fino a 285 volte la propria posizione ad alcune aziende le cui app sono installate sul dispositivo. In questo modo, tali aziende possono sfruttare questi dati, sia a scopo pubblicitario, che fornendoli a terzi.

 

La protezione della privacy parte da prima della navigazione

 

Per fare fronte a questa situazione (che rischia di mettere in pericolo non solo i dati dei privati, ma, in alcuni casi, anche quelli aziendali), il Garante italiano per la Privacy ha lanciato una campagna d’informazione, con la quale spiegare agli utenti quali misure è necessario adottare per evitare di esporre i propri dati.

 

Le azioni più semplici da intraprendere sono leggere attentamente le informative prima di qualsiasi download o una condivisione più ponderata sui social network: il pubblico italiano tende infatti a postare qualsiasi contenuto, anche quelli legati a dati sensibili, che diventano così facile preda degli interessati.

 

Anche provvedimenti più concreti come l’installazione di antivirus efficaci o la scelta di password difficili da codificare e diversificate sono assenti fra le abitudini degli utenti italiani, che sbrigano piuttosto frettolosamente le proprie azioni in rete, senza soffermarsi troppo sui rischi.

 

Questa situazione non aiuta quindi a capire la reale portata delle minacce presenti in rete, dal momento che, essendo all’oscuro di tali pericoli, la maggior parte degli utenti non ritiene di aver subito un furto dei dati.