In che modo LinkedIn, la piattaforma social di Microsoft decide quanta visibilità possono avere i post? Come funziona il suo algoritmo e quali sono i parametri in base ai quali aumenta il ranking?

Quando pensiamo a LinkedIn pensiamo a una piattaforma social in cui gli utenti condividono contenuti di carattere professionale, a differenza di quanto succede su Facebook o Instagram che hanno invece anche un aspetto più ludico e non legato strettamente al mondo del lavoro.

Come tutti i social network, anche LinkedIn ha un feed in cui possiamo visualizzare i post condivisi da utenti e pagine aziendali e, come tutti i feed di un social network che si rispetti, anche quello di LinkedIn è governato da un algoritmo. Nel feed non viene mostrato di default tutto quello che viene pubblicato, ma solo quei contenuti considerati “interessanti” per te.

Quali sono, quindi, i fattori di ranking on-post di LinkedIn? Che parametri vengono utilizzati dall’algoritmo per dare più o meno visibilità ai post pubblicati sulla piattaforma?

Un filtro iniziale decide se i contenuti sono idonei

Ogni volta che un aggiornamento viene pubblicato su LinkedIn (anche se è un’immagine), un bot ne colloca il contenuto in una di queste categorie:

  • spam
  • scarsa qualità
  • idoneo

Tutti i post dovrebbero aspirare a far parte della categoria “idoneo”, ma se per qualche motivo i tuoi contenuti dovessero finire nella categoria “scarsa qualità”, avranno ancora la possibilità di passare alle fasi successive del processo.

LinkedIn misura l’engagement dei contenuti sul tuo feed

Nella fase successiva alla collocazione del post in una delle categorie sopra citate, LinkedIn misura alcuni indicatori di engagement: like, commenti e condivisioni del tuo aggiornamento saranno presi come il segnale che i tuoi contenuti sono idonei a passare un’altra prova “anti-spam”.

Nel caso in cui, invece, gli utenti segnalino il post come spam o lo nascondano dai propri feed perché non vogliono visualizzarlo, l’algoritmo di LinkedIn potrebbe trarne conclusioni negative. Per evitare che gli utenti nascondano i contenuti dai feed, bisogna fare una piccola autoanalisi e chiedersi se:

  • il post può essere fastidioso o offensivo per qualcuno
  • gli utenti della tua rete lo trovano interessante
  • potrebbe essere condiviso dagli altri
  • è pertinente per la vita professionale degli utenti
  • pubblichi troppi post

La viralità non è una malattia

Dopo che l’algoritmo ha misurato l’engagement degli utenti per verificare la possibile qualità del tuo post, passa a esaminare la “qualità” dell’autore del post e della sua rete.

Perché LinkedIn considera la credibilità dell’autore un fattore importante per aumentare o meno il ranking di un post? La risposta è che dal punto di vista tecnico uno spammer potrebbe aver pubblicato contenuti indesiderati e aver ottenuto centinaia di commenti positivi da altrettanti account spam, riuscendo così a superare i filtri precedenti, ovvero idoneità dei contenuti ed engagement.

Oltre a controllare la tua credibilità, durante questa fase di analisi dell’autore l’algoritmo può anche determinare la pertinenza e l’utilità del post per la rete, ovvero connessioni e follower che ricevono il post nei propri feed.

L’algoritmo in questa fase può anche decidere di spostare i tuoi contenuti in basso, lasciandoli “in attesa” di un’altra possibilità per dimostrarne l’attendibilità. Se il tuo post sembra sospetto ma l’algoritmo non “decide” quale sarà il suo destino, esso rimarrà nel feed ma non sarà mostrato molto in alto né molto spesso. E qui entra in gioco il tuo pubblico: spetta ad esso fare in modo che i tuoi contenuti ottengano la metrica di engagement.

Se aumenta l’engagement del post, allora esso torna di nuovo alla fase di analisi dell’autore: per questo motivo è importantissimo pubblicare al momento giusto e ottimizzare titoli e le immagini in ottica click-through rate (CTR).

Il giudizio umano è quello che conta

LinkedIn utilizza esseri umani reali per filtrare i contenuti generati dall’utente e per avere più informazioni su ciò che rende interessante o meno un post. È in questa fase che i “giudici” di LinkedIn stabiliscono se il post è abbastanza interessante da continuare a essere visualizzato nel feed. Se i tuoi contenuti risultano veramente di alta qualità, potrebbero anche essere potenziati e raggiungere ancora più utenti, o addirittura essere visualizzati su un canale di LinkedIn.

Altri fattori (on-post) di ranking

L’algoritmo di LinkedIn mette in atto anche altre strategie per migliorare o meno il ranking di un post. Ad esempio, la coerenza tra la lingua del post e la lingua del browser dell’utente aumenta la visibilità di un post. Non solo: un post ottiene più visibilità se esiste una correlazione semantica tra il contenuto testuale del post e il contenuto semantico del profilo di un utente.

Pare che LinkedIn preferisca il testo ad ogni cosa, comprese immagini, video e link. La combinazione migliore per ottenere un buon ranking per il post è pubblicare un’immagine associata a un testo (senza link esterni) che sia compreso tra le 130 e le 190 parole.

Ancora: se un utente viene correlato con una specifica organizzazione, azienda, istituzione o Università, allora i post tendono a raggiungere meglio i membri di quella organizzazione. Infine, lo scambio di messaggi (organici o a pagamento) tra l’utente che posta e quello che accede allo stream aumenta la visibilità del post.