L’UE si è pronunciata: Google pagherà una multa di 1,49 miliardi di euro per abuso di posizione dominante su AdSense. Da Mountain View arriva la risposta: abbiamo già introdotto dei cambiamenti.

Nel comunicato stampa del 20 marzo scorso, l’ufficio stampa UE ha reso noto che il colosso di Mountain View dovrà pagare 1,49 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità per motori di ricerca con la piattaforma AdSense.

Sotto accusa non è il servizio AdSense in generale, ma nello specifico AdSense per la ricerca, ovvero la funzionalità che consente ai publisher di monetizzare i risultati di ricerca interni al proprio sito attraverso la pubblicità testuale. Google, infatti, imponeva clausole restrittive nei contratti con siti di parti terze, che hanno impedito ai rivali di offrire le loro pubblicità sugli stessi siti.

I concorrenti di Google, come Microsoft e Yahoo, non possono vendere spazi pubblicitari sulle pagine dei risultati di Google, per questo i siti di terzi sono per loro un’importante possibilità allo sviluppo della propria attività. La Commissione europea ha quindi esaminato diverse centinaia di accordi individuali tra Google e siti web, concludendo che a partire dal 2006 Google ha inserito clausole di esclusività nei suoi contratti: gli editori non erano autorizzati a pubblicare annunci di concorrenti sulle loro pagine dei risultati di ricerca.

Google ha consolidato la propria posizione dominante nelle pubblicità che compaiono nei risultati di ricerca online e si è protetta dalla concorrenza imponendo restrizioni anticoncorrenziali ai siti web di terzi […]. La cattiva condotta è durata dieci anni e ha impedito alle altre aziende di competere sul merito e innovare

ha detto la commissaria alla concorrenza e responsabile dell’antitrust Margrethe Vestager.

La terza, onerosa multa a Google arriva dopo le prime due da 6,76 miliardi di euro totali che la società dovrà pagare per le precedenti cause sul servizio Shopping e Android: nel primo caso, Google è stata accusata di aver ostacolato la concorrenza; nel secondo di aver sfruttato il suo sistema operativo Android per favorire le proprie applicazioni a bloccare quelle dei competitor.

Accusa e difesa

Le clausole restrittive nei contratti con siti di parti terze imposte da Google hanno impedito ai rivali di offrire le loro pubblicità sugli stessi siti. La decisione dell’UE, tuttavia, non è stata accompagnata da ordini specifici di modificare le pratiche aziendali, poiché Google ha interrotto questo tipo di condotta anticoncorrenziale dopo le multe imposte 3 anni fa.

Il commento alla vicenda non tarda ad arrivare: Kent Walker, SVP Global Affairs di Google dichiara che la società ha “già introdotto una serie di cambiamenti ai nostri prodotti per rispondere alle preoccupazioni della Commissione. Nei prossimi mesi, introdurremo ulteriori aggiornamenti per incrementare la visibilità dei nostri concorrenti in Europa. Siamo sempre stati d’accordo sul fatto che mercati sani e prosperi siano nell’interesse di tutti”.