Un parlamentare inglese ha reso pubbliche delle conversazioni tra Facebook e altri sviluppatori, in cui emergono le strategie per lo scambio di dati.

 

Non possiamo dire si tratti di un ottimo periodo per Facebook, che si trova sotto le luci della ribalta per un nuovo presunto utilizzo scorretto dei dati degli utenti. Questa volta a finire sul banco degli imputati è lo scambio di informazioni con altri sviluppatori che emerge da 250 pagine di mail rese pubbliche su Twitter dal deputato inglese Damian Collins.

 

 

I documenti incriminati sono stati sottratti a Six4Three, uno sviluppatore di app partner di Facebook. Dalle pagine emerge come alcune aziende, tra cui appunto Airbnb e Netflix, godessero di un accesso speciale ai dati utenti della piattaforma, mentre ad altre aziende rivali la cosa fosse completamente negata. Gli avvenimenti sarebbero accaduti tra il 2012 e il 2015, periodo della grande ascesa di Facebook.

 

Un dato preoccupante che emerge dai documenti è il fatto che lo stesso Facebook consideri questi dati degli utenti come un vero e proprio tesoro, da custodire e da maneggiare con estrema cura per ottenere un vantaggio di tipo strategico sui competitor.

 

 

La replica di Facebook

 

Non si è fatta attendere la risposta di Facebook, affidata ad una nota ufficiale: “I documenti sono stati filtrati in modo selettivo per pubblicare alcune, ma non tutte, delle discussioni interne su Facebook al momento della modifica della nostra piattaforma. Ma i fatti sono chiari: non abbiamo mai venduto i dati delle persone”

 

Lo stesso Mark Zuckeberg ci ha tenuto a rispondere in prima persona, tramite un lungo post sulla sua pagina Facebook, dove spiega la sua versione dei fatti: “Queste mail erano solo una piccola parte delle nostre discussioni. È giusto che vi specifichi meglio il contesto in cui abbiamo preso queste decisioni”.