Secondo uno studio realizzato da alcuni esperti di settore, gli hacker starebbero interessandosi sempre più alle stampanti tridimensionali.

 

Qualche tempo fa l’allarme aveva toccato l’Internet of Things ed i suoi dispositivi, oggi ad essere a rischio sono le stampanti 3D. Secondo uno studio sviluppato da un team di esperti di sicurezza informatica tra Singapore, Israele e Stati Uniti, le stampanti tridimensionali rappresenterebbero infatti un nuovo e fertilissimo campo d’azione per il cybercrime.

 

In particolare il pool di esperti ha messo in evidenza come la produzione di componenti con l’utilizzo della tecnologia di stampa 3D possa essere compromessa dall’attività di cyber criminali, i quali, intromettendosi nel sistema, potrebbero arrivare addirittura a mettere a rischio la produzione di alcuni oggetti, esponendo gli utenti a potenziali rischi.

 

 

Stampa 3D e hacker: i pericoli

 

Questo studio ha voluto porre l’accento su come, in determinati settori, le problematiche di sicurezza informatica potrebbero incidere enormemente sulla qualità dei prodotti, come nel caso dell’esperimento effettuato dal team, che ha provato ad hackerare una stampante 3D. Ed il risultato è stata la produzione di un’elica per droni esattamente ed esteticamente identica a quelle funzionanti.

 

Il piccolo particolare è che l’elica, diciamo così, hackerata, non era adatta a far volare il drone, tanto da spezzarsi durante la prova di volo. Un esempio che ha dato una prova concreta e tangibile delle ripercussioni che potrebbe avere un’azione di criminali informatici su un prodotto stampato in 3D. Basta infatti pensare se al posto di un’elica fosse stato manomesso un ingranaggio da destinare ad un meccanismo più complesso, come ad esempio un’automobile utilizzata quotidianamente.