Zuckerberg pensa (di nuovo) al news feed separato per gli articoli dei giornali
Zuckerberg riapre alla possibilità di creare un news feed separato per gli articoli, e non ha escluso di pagare i giornali per i loro contenuti, promettendo anche più trasparenza sull’algoritmo.
Lo ha annunciato il 1° aprile sul suo profilo Facebook, condividendo un video in cui dialoga con Mathias Döpfner, CEO di Axel Springer, il più grande editore in Europa.
In questa conversazione ci sono 3 passaggi fondamentali, che possono aiutarci a capire quale sarà la direzione di Facebook nei prossimi mesi: la creazione di un news feed separato per le notizie, il tentativo di spiegare il funzionamento dell’algoritmo e una più efficace revisione dei contenuti.
I punti discussi da Zuckerberg nel video non rappresentano, in verità, delle grosse novità: il CEO di Menlo Park aveva già annunciato tempo fa la volontà di creare una sezione notizie di qualità, in collaborazione con i media, così come più volte ha promesso di migliorare l’algoritmo e di combattere fake news e modalità di revisione dei contenuti pubblicati sulla piattaforma. I nuovi progetti di Facebook, tuttavia, sembrano leggermente diversi dai vecchi: vediamo cosa cambia nel dettaglio.
News feed separato per le notizie
Nella conversazione con Döpfner, Zuckerberg afferma che entro fine anno, le notizie “di qualità” potrebbero trovare spazio in un flusso separato (un po’ come Watch, il canale di Facebook per i video). Zuckerberg dice di essere disposto anche a pagare gli editori per ospitare i loro contenuti sulla piattaforma, e sta addirittura valutando l’assunzione di curatori che gestiscano la sezione.
Mark, però, non ha specificato durante il dialogo se farebbe pagare i clienti per visualizzare e leggere questi contenuti di qualità. Fonti non confermante propendono per la gratuità, ma pensandoci bene, non ci sarebbe niente di male a chiedere degli abbonamenti agli utenti che vogliono leggere dei testi ben fatti e veritieri. Il concetto della gratuità porta con sé inevitabilmente un discorso di scarsa qualità: il lavoro di un editore verrebbe sicuramente supportato dagli abbonamenti, permettendo così la redazione di contenuti accurati.
Nella stessa occasione, Zuckerberg ci dice che comunque i contenuti dei giornali continuerebbero ad affollare il news feed “tradizionale”: viene da chiedersi, però, che tipo di contenuti sarebbero, se quelli buoni fossero effettivamente spostati da un’altra parte…
Funzionamento dell’algoritmo
In una serie di Paesi, tra cui anche l’Italia, Facebook sta mostrando agli utenti perché vedono determinati post. Un tentativo, certamente non il primo, di spiegare come e perché l’algoritmo conosce così bene i nostri gusti e le nostre abitudini di acquisto, e di provare a convincere le persone che Facebook non ci ascolta sfruttando il microfono del cellulare!
La funzione, che ci dice anche perché siamo “colpiti” da determinate inserzioni piuttosto che da altre, è raggiungibile dai 3 pallini in alto a destra del post sponsorizzato.
Per inciso: da un anno gli inserzionisti devono dimostrare di aver ottenuto l’autorizzazione a utilizzare i dati che caricano sullla piattaforma social per targhettizzare gli annunci!
Revisione dei contenuti
Questo è il tallone d’Achille di Facebook, da sempre. La scorsa settimana Zuckerberg ha chiesto ai governi nuove regole per il web, proponendo di portare il GDPR in tutto il mondo, così da non doversi adattare di volta in volta ai differenti quadri normativi delle nazioni.
La moderazione dei contenuti dannosi su internet è il punto di partenza del discorso di Zuckerberg: “le aziende di internet dovrebbero essere responsabili del rispetto degli standard sui contenuti dannosi”, ma per farlo, viste le numerose piattaforme (tra cui anche Facebook) e viste le molteplici normative, “abbiamo bisogno di in approccio più standardizzato”.
Se è vero che la regolamentazione di internet andrebbe certamente approfondita e maggiormente curata da tutti gli Stati del mondo, è anche vero che con questa dichiarazione Zuckerberg sta mettendo le mani avanti in vista delle imminenti elezioni europee: non a caso pochi giorni fa è arrivato il giro di vite sugli annunci politici sponsorizzati tramite Facebook.
Insomma, ci sembra che queste proposte di Zuckerberg non rappresentino una grossa novità, anzi: sono tematiche sulle quali Facebook è stato più volte attaccato negli anni, senza mai riuscire a riabilitare la sua immagine agli occhi del mondo!