L’analisi dei Big Data per la sicurezza
Un report mostra come l’analisi dei Big Data offra uno strumento in più contro gli attacchi cibernetici, nonostante sia una pratica ancora poco utilizzata.
Non solo marketing e ricerche di mercato: l’analisi dei Big Data, ossia la lettura dei dati provenienti in grande volume e tipologia dalla Rete, può rappresentare un grande vantaggio anche quando si parla di sicurezza digitale. Ad indicare questo fatto è un report del Business Application Research Center che mostra come più della metà delle aziende (53%) tra quelle che ricorrono a tali dati abbiano registrato miglioramenti sia nelle azioni di marketing che in quelle legate alla resilienza aziendale, mentre una buona parte (41%) ha affermato di aver avuto beneefici moderati e solo il 6% si è detto poco avvantaggiato.
Ma com’è possibile che le metriche registrate aiutino a migliorare la sicurezza di un’azienda? Registrando e tracciando i comportamenti degli utenti in tutti i sistemi informatici è possibile osservare eventuali anomalie o azioni insolite, le quali potrebbero essere un segnale di attività dannose. Tali tecniche di analisi non sono una novità nel campo della sicurezza digitale, ma ora è possibile affiancarle ad una tipologia di dati mai avuta a disposizione, con enormi quantità di informazioni precise e rilevanti. Per Carsten Bange, il fondatore del Business Application Research Center, i Big Data potranno diventare, attraverso ulteriori implementazione, uno degli strumenti più importanti per la cyber-security, ma al momento è bene non concentrare le proprie strategie unicamente su questo tipo di analisi, dato che per gli hacker è possibile manomettettere la registrazione di dati attravero tecniche come il Process Hollowing. È invece consigliabile integrarli ad altri strumenti e metodologie di difesa, in modo da avere una copertura a 360°.
Una risorsa ancora poco sfruttata
Oltre ai benefici dell’analisi dei Big Data, dal report emerge anche un aspetto poco positivo, ossia lo scarso utilizzo che le aziende fanno di questa risorsa: solo tra le aziende più consolidate e mature (13%) sembra esservi una diffusione di questo approccio analitco, con il 68% di tali aziende che dichiara di aver inserito tecnologie avanzate di analisi per la sicurezza. Tra le aziende più giovani, invece, solo il 27% ricorre a strumenti di monitoraggio per il comportamento degli utenti.
Come sottolineato da Bange, serviranno altre fasi di sviluppo prima di rendere questa tecnica appetibile e nota a tutti gli ambienti, ma è necessario far capire fin da subito quali sono i suoi vantaggi effettivi, sia per le grandi imprese che per le PMI, le quali potrebbero godere di un controllo immediato di ogni ambiente IT. In questo modo sarebbe possibile venire incontro alle esigenze di chi già possiede da tempo una struttura informatica aziendale e anche di chi ricorre per la prima volta al digitale e necessita di garanzie sotto il punto di vista della sicurezza.