Da giugno, gli annunci riguardanti le criptovalute non compariranno sul motore di ricerca. Facebook, invece, le ha già escluse da gennaio.

Chiunque voglia pubblicizzare le criptovalute, da giugno non potrà più fare affidamento su Google. La compagnia ha aggiornato la policy degli annunci AdWords, specificando che tutti gli ads relativi a ICO, piattaforme di exchange e servizi di consulenza verranno banditi. L’aggiornamento arriva insieme al report annuale di Google sull’affidabilità degli annunci: nel 2017, sono stati bocciati 3.2 miliardi di inserzioni, quasi il doppio rispetto al 2016.

Secondo Scott Spencer, direttore per le divisioni Product Management e Sustainable Ads di Google, l’azienda è preoccupata per i danni, effettivi e potenziali, che le criptovalute possono causare ai consumatori. Per questo motivo, è stato deciso di non includerle negli annunci, in linea con la politica di miglioramento dell’esperienza pubblicitaria messa in atto ormai da qualche mese. Infatti, molte delle pubblicità riguardanti i BitCoin, una delle numerose monete digitali, sono spesso ingannevoli.

Sulle orme di Facebook

Big G non è il primo a dire no alle criptovalute nei propri annunci. A gennaio, Facebook ha annunciato una nuova politica riguardo i servizi e i prodotti finanziari, stabilendo che le inserzioni non possono promuovere servizi e prodotti associati a promozioni false o ingannevoli. Tra queste compaiono le opzioni binarie, le offerte iniziali di moneta e le criptovalute. Anche in questo caso, come per Google, il ban non è legato direttamente alle monete digitali, ma agli annunci ingannevoli che possono essere legati a questo trend.

Per entrambe le compagnie questi provvedimenti sono fondamentali, dal momento che buona parte degli introiti proviene proprio dagli annunci (Alphabet, la compagnia legata a Google, ne ricava l’84% dei guadagni totali). Perciò, per continuare a mantenere questo strumento allettante per gli inserzionisti, sono necessarie politiche contro i comportamenti negativi e ingannevoli.