In Italia poca privacy online, a rischio l’efficacia dell’e-commerce
4 siti su 10 hanno cattive policy per la protezione dei dati e la privacy online. Mettendo a repentaglio il commercio in Rete.
Ad un paio di settimane dall’arrivo del nuovo GDPR (entrerà in vigore il 25 maggio), l’Italia è ancora impreparata sul tema della privacy online, come mostra uno studio dell’Osservatorio di Federprivacy: 4 siti su 10 non ricorrono a protocolli con cifrature SSL/TLS e continuano ad utilizzare connessioni non sicure, lasciandoesposti i dati sensibili degli utenti ai rischi di intercettazione e furto.
Inoltre, dei 300 siti presi in analisi, solo 48 forniscono i contatti del DPO e/o le informazione relative all’esercizio dei diritti. Ne risulta che gli utenti vengono monitorati in modo molto approfondito, senza però avere la possibilità di chiedere informazioni sul trattamento dei loro dati. Con la conseguenza di ostacolare il commercio online.
Un freno per gli e-commerce
La mancanza di protocolli HTTPS (richiesti anche da Google e fondamentali per i siti che trattano dati sensibili), di informative chiare sull’utilizzo delle informazioni raccolte e di rispetto dei diritti contenuti nel nuovo GDPR rischiano di compromettere in maniera significativa l’efficacia degli e-commerce. Trattando dati molto sensibili e legati a carte di credito, questi siti sono oggetto di attacchi digitali e, nel caso non riescano a garantire la sicurezza delle informazioni, sicuramente risulterebbero meno competitivi.
Anche l’impossibilità di capire come vengono trattati i dati e di chiedere informazioni è un grosso svantaggio. Gli utenti sono sempre più consapevoli della propria privacy e tendono a non fidarsi di un negozio online che non permette loro di sapere l’utilizzo che viene fatto dei dati raccolti.
Infine c’è il discorso dell’adattamento al GDPR, che prevede pesanti sanzioni per le aziende impreparate.