Un primo convegno a Roma ha portato alla luce lacune e progressi della cyber security italiana, aiutando a definire la futura Agenda Digitale.

 

“Cyber security & Digital identity – La sicurezza del Paese passa dal digitale” è il nome del convegno tenutosi ieri a Roma e organizzato da Corriere delle Comunicazioni e FPA, con lo scopo di inquadrare i passi avanti fatti nel 2015 in termini di sicurezza informatica e stabilire il percorso necessario all’implementazione di questo aspetto.

 

All’incontro hanno partecipato le principali personalità del settore, in modo da poter avere una visione globale del livello di sicurezza nazionale e sul suo impatto su pubbliche amministrazioni, aziende e privati.

 

Si è partiti esaminando il ruolo del CERT (Computer Emergency Response Team), gruppo che opera nell’ambito del Ministero dello Sviluppo Economico e che, come ha affermato Rita Forsi (direttrice dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione del Mise), nel 2015 ha reso possibile il miglioramento delle comunicazioni tra imprese, privati e pubblica amministrazione sui temi di cyber security e identità digitale. Per poter garantire uno sviluppo del servizio, il CERT dovrà comunque migliorare la sua capacità di elaborazione dati e di condivisione delle informazioni.

 

Bruno Crispo, docente del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento, ha posto l’accento sulla necessità di formare figure professionalmente competenti, proponendo l’istituzione di un corso di laurea basato sulla cyber security, in modo da diffondere istituzionalmente la cultura relativa a tale tematica ed evitare di doversi rivolgere a professionisti esteri, cosa che rappresenterebbe un grande svantaggio economico per il paese.

 

Per la deputata Vincenza Bruno Bossio l’Italia è estremamente in ritardo sull’introduzione di misure atte ad agevolare la sicurezza digitale: il primo decreto è arrivato, infatti, solo nel 2013.
Quello legislativo è quindi un ramo sul quale sarà estremamente importante spingere, soprattutto se si considera il passo con il quale aumento il livello di interattività e i rischi per la privacy da essa derivati.

 

Anche la SOGEI, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è intervenuta per sottolineare potenzialità e rischi dell’implementazione dei servizi digitali legati a fisco, pensioni, stipendi e fatturazione: il presidente della società, Cristiano Cannarsa, ha indicato come il 2015 abbia visto una crescita esponenziale di questi servizi e, con essi, di attacchi ai dati sensibili dei cittadini.
Dal momento che tali strumenti permettono di ridurre tempi e costi, essi saranno sempre più utilizzati, e questo comporterà un’esposizione sempre maggiore ai rischi: la prevenzione di tali rischi, quindi, è quello su cui si dovrà lavorare nei prossimi anni.

 

In ultima battuta, non poteva mancare l’intervento del Garante per la Privacy che, rappresentato per l’occasione da Cosimo Comella, ha espresso fiducia nel nuovo regolamento europeo relativo al trattamento dei dati personali.
Pareri positivi sono stati espressi anche sul Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale, strumento con il quale le pubbliche amministrazioni regolano l’accesso ai propri servizi: il miglioramento di questa procedura porterà un significativo aumento della sicurezza in fase di autenticazione dell’ID.

 

Il quadro finale è quello di paese che ha iniziato molto tardi a preoccuparsi di una tematica, quella della sicurezza digitale, che diventerà sempre più importante, ma che sta anche preparando gli strumenti necessari per l’adeguamento agli standard internazionali. Fondamentale per lo sviluppo del settore sarà capire che un investimento in questa direzione può essere sinonimo di maggiore competitività con le aziende straniere, riduzione dei danni economici derivati da attacchi informatici e incremento del mercato del lavoro grazie alle nuove figure professionali richieste.