In occasione della Giornata europea della protezione dei dati, il Garante per la privacy mette in guardia dai Big Data e dalla “nuova geografia dei poteri”.

 

L’evoluzione tecnologica è senza ombra di dubbio un bene, perché allarga il processo di trasformazione, amplia l’accesso alle informazioni e consente a macchine e umani di interagire in maniera sempre più naturale. Il rischio che si corre però è quello dell’indebolimento delle nostre democrazie, con poche multinazionali digitali in possesso non solo della supremazia economica, ma anche del potere di conoscere i fenomeni in grado di governare e influenzare il nostro sapere. Il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro sceglie la giornata dedicata dall’Unione Europea alla protezione dei dati personali per presentare il suo nuovo intervento dal titolo ‘Big data e privacy, la nuova geografia dei poteri’.

 

 

Big Data: più consapevolezza dall’opinione pubblica

 

Dalla medicina all’economia, in tanti settori assistiamo a cambiamenti molto positivi. I Big Data, le macro informazioni che otteniamo grazie al digitale, sono di vitale importanza per le imprese affinché riescano a competere nel mercato mondiale. Ma quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio spostamento dei poteri.

 

I dati sono un valore economico sempre più nelle mani di pochi grandi player e la nostra vulnerabilità, come cittadini, cresce in maniera esponenziale. “È necessaria quindi – afferma il Garante –  una nuova consapevolezza da parte delle opinioni pubbliche” sulla base dell’influenza che possono avere i Big Data, attraverso “tecniche sofisticate di data mining che ci riguardano non solo come consumatori, ma in quanto cittadini e possibili elettori che assai più delle fake news, travolgono le tradizionali regole del sistema politico”.

 

 

Europa in ritardo sui Big Data

 

Secondo Franco Bernabè, ex presidente esecutivo di Telecom Italia e ora presidente della commissione italiana Unesco e dell’Istituto centrale per le Banche popolari, l’Europa sull’argomento Big Data “è assente e in ritardo da oltre 16 anni”. Dello stesso avviso il commissario straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale Diego Piacentini, convinto come si debba creare rapidamente nella Pubblica Amministrazione “la cultura e il lavoro tecnologico sui Big Data”, dal momento che è presente “tanta gente esperta che porta avanti progetti ma senza alcun coordinamento”.