Prestare ad esempio il consenso alla geolocalizzazione ad app poco affidabili e sicure potrebbe costare davvero caro in termini di privacy.

 

Potremmo tranquillamente definirle applicazioni mangia-dati e sono numerosissime. Si muovono tra le nostre informazioni, affamate di dati personali e spesso chi le utilizza nemmeno se ne accorge. Basta infatti prestare distrattamente il consenso alla geolocalizzazione o consentire l’accesso alla propria rubrica all’app “sbagliata” e il gioco è fatto. Si finisce per regalare inconsapevolmente una serie di dati (personali e sui propri comportamenti) che risultano molto appetibili per alcuni operatori, con un ovvio danno per la nostra privacy.

 

Diversi studi hanno infatti dimostrato come attraverso le coordinate GPS (o i punti di accesso WLAN) possa essere tranquillamente tracciata la posizione del dispositivo mobile e, con questa, gli spostamenti dell’utente. E dato che gli smartphone sono strumenti ormai inseparabili per tutti, chi li traccia riesce facilmente a stilare un profilo denso di informazioni sui singoli utenti.

 

 

App e consensi: prestare molta attenzione

 

E proprio le app, dall’aspetto innocuo ed anche giocoso, ben si prestano alla crescente richiesta, da parte degli operatori del settore, di raccolta dati personali. Il traffico dati è infatti sempre attivo e il consumatore, molto spesso, neanche è a conoscenza della poca trasparenza del trattamento dati di queste applicazioni sospette. Che spesso effettuano un vero e proprio pedinamento delle nostre abitudini e delle scelte di consumo che compiamo ogni giorno.

 

Senza voler a tutti i costi demonizzare questi dati ottenuti dalla geolocalizzazione (che possono essere utilissimi per tanti servizi, come ad esempio le emergenze), è senza dubbio un dato di fatto che questa sempre più crescente digitalizzazione delle nostre abitudini serva anche a certi sviluppatori di applicazioni per fare razzia di informazioni, da rivendere poi profumatamente.

 

Una pratica che, è giusto precisarlo, non coinvolge tutte le applicazioni: spesso sono le app gratuite, e realizzate da sviluppatori poco affidabili, a nascondere queste insidie. Oltre ad un maggior controllo sulle applicazioni da parte dei gestori degli store, è necessaria soprattutto una crescita culturale da parte dell’utenza su tematiche come il trattamento dati e i consensi delle applicazioni. Concetti che, molte volte, ci troviamo ad affrontare quando i danni (e le violazioni) sono già stati compiuti.