Tanti giochi-app di Facebook possono accedere ad ogni nostro dato e a quelli dei nostri amici, permettendo agli sviluppatori di conservarli e cederli a terze parti.

 

“The Most Used Words on Facebook” è un gioco-quiz che ultimamente sta spopolando su Facebook con oltre 16 milioni di utenti grazie al suo meccanismo semplice e accattivante: concedendo alla app, sviluppata dalla coreana Vonvon.me, di accedere alle nostre pubblicazioni, le consentiremo di analizzare i nostri post e creare un grafico delle parole che utilizziamo maggiormente.

 

Questo non rappresenterebbe certo un problema, se non fosse che, insieme alla possibilità di visionare i nostri post, diamo alla app l’autorizzazione ad accedere a tutte le informazioni contenute nel nostro profilo.
Come molte altri giochi su Facebook, questo quiz permette ai suoi creatori di ottenere i seguenti dati:

  • Nome, immagine del profilo, età, sesso e data di nascita.
  • La nostra intera lista di amici.
  • Ogni post sulla nostra bacheca.
  • Tutte le foto da noi pubblicate e/o dove siamo presenti o taggati.
  • La nostra istruzione.
  • Luogo di nascita e di residenza.
  • Le nostre preferenze (basate sui like alle pagine).
  • Il nostro indirizzo IP.
  • Informazioni sul tipo di dispositivo che utilizziamo.

 

Come può un gioco mettere a rischio la privacy?

 

La quantità di dati raccolti dà da pensare, ma sappiamo bene che molte applicazioni richiedono l’accesso ad un insieme di informazioni di questo tipo. Il vero problema sorge quando si visionano le norme sulla privacy di Vonvon, la quale si riserva il diritto di ” utilizzare qualsiasi informazione non identificativa in accordo con la […] Policy per la Privacy (a scopo di analisi, statistica e affini) anche dopo il termine della tua aggregazione a questo sito e/o all’uso dei nostri servizi, qualsiasi sia il motivo“.

 

Inoltre la compagnia dichiara di conservare questi dati in diversi server sparsi nel mondo e ci comunica che non è autorizzata a cedere le nostre informazioni a terzi, se non dietro nostra concessione (concessione che facciamo una volta che, iniziando a giocare, accettiamo i termini per la privacy), declinando ogni responsabilità una volta che la cessione dei dati a terzi è avvenuta: Sebbene Jonghwa Kim, CEO dell’azienda, abbia espresso la mancanza d’intenzione da parte di Vonvon di vendere o cedere le informazioni raccolte, sottolineando come esse vengano utilizzate con il solo scopo di migliorare la qualità dei servizi offerti, rimane il fatto che Vonvon ha la possibilità di fare ciò che vuole con questi dati.

 

Come detto in precedenza, sono tante le applicazioni che richiedono l’accesso ai nostri dati, e questo può rappresentare una grande minaccia per la privacy, specialmente se non prestiamo attenzione alle autorizzazioni che forniamo.
E’ comunque possibile eliminare la registrazione a questo tipo di servizi andando sulle impostazioni di Facebook e selezionare l’icona “Applicazioni” in alto a sinistra: da lì sarà possibile eliminare le registrazioni che sappiamo essere pericolose.
Ad ogni modo, la maniera migliore per proteggere i propri dati è quella di evitare questo tipo di app e/o informarsi attentamente sulle policy relative alla privacy qualora non sia chiara la loro attendibilità o vi sia una richiesta di accesso a numerose informazioni personali.