Proseguono gli interventi su Facebook dopo il caso Cambridge Analytica: reale interesse per la privacy o mossa per salvare la reputazione del social?

 

La raffica di attività in risposta al caso Cambridge Analytica prosegue sul più famoso dei social network. Dopo l’aggiornamento dei controlli sulla privacy, la sospensione delle approvazioni di bot e app e la conduzione di analisi su app già approvate, Facebook ha recentemente annunciato che, a breve, non sarà più possibile utilizzare dati di terze parti all’interno dei propri strumenti pubblicitari.

 

“Vogliamo far sapere agli inserzionisti che chiuderemo ‘categorie di partner’. Questo prodotto consente ai fornitori di dati di terze parti di offrire il loro targeting direttamente su Facebook. Anche se questa è una pratica comune del settore, riteniamo che questo passaggio, che si concluderà nei prossimi sei mesi, contribuirà a migliorare la privacy delle persone su Facebook”

 

Con la parola ‘categorie di partner’ si intendono tutti i dati di terze parti che Facebook include nel suo sistema di annunci per rendere il targeting più preciso. Fondamentalmente il social integra le proprie conoscenze sugli utenti con una serie di dati forniti da queste compagnie. Non abbiamo garanzie sul fatto che queste informazioni abbiano reso il targeting più accurato, ma solitamente con maggiori informazioni gli annunci hanno più possibilità di essere efficaci.

 

 

Che impatto avrà questa scelta di Facebook?

 

Per cominciare è giusto dire che quella di Facebook sembra più che altro una mossa incentrata sulla protezione della reputazione del social, dal momento che non è stata mai registrata alcuna controversia sull’utilizzo di queste fonti di dati. È quindi possibile che Facebook abbia optato per questa soluzione per evitare possibili future polemiche sulla privacy anche in questo settore.

 

Facebook targeting dettagliato

 

L’impatto sugli inserzionisti, secondo gli esperti, sarà comunque relativo. Ovviamente esistono settori, come quello automobilistico (vedi foto sopra), in cui queste informazioni aggiuntive provenienti dalle app di terze parti hanno dato enormi vantaggi in termini di profilazione degli utenti. Ma i dati già in possesso a Facebook sono più che sufficienti e starà quindi alla bravura dei pubblicitari utilizzarle al meglio per le proprie campagne di advertising sul social.