Stando allo studio di F5 Networks, 1 europeo su 2 sarebbe disposto a rinunciare alla propria privacy in cambio di servizi online. Poca fiducia nei social.

 

In generale, i cittadini europei non hanno molta fiducia in organizzazioni e aziende quando si parla di trattamento in sicurezza dei loro dati. Informazioni e dati che gli stessi utenti sarebbero però disposti a condividere in cambio di un utilizzo gratuito dei servizi offerti. È il quadro che emerge da un recente studio di F5 Networks che ha coinvolto circa 7mila consumatori principalmente europei.

 

Condividere informazioni personali con le aziende private è fonte di preoccupazione per il 70% degli intervistati, che hanno il timore che i dati possano finire nelle mani sbagliate, con il rischio di subire una violazione della privacy. Dubbi che non sono presenti quando si parla di social media e agenzie di marketing: il 75% dei consumatori dichiara infatti di non avere fiducia in loro e solo il 21% pensa che queste realtà, in passato, siano riuscite a proteggere i propri utenti dagli attacchi dei cybercriminali.

 

Timori e preoccupazioni che si dileguano qualora compaia la possibilità di utilizzare gratuitamente i servizi forniti dalle aziende. Più della metà del campione intervistato si è dichiarato disposto a condividere informazioni come la data di nascita (53%), gli interessi personali (50%) e lo stato civile (51%).

 

Tra le realtà più affidabili ci sono le banche, secondo il 76% degli utenti al comando per requisiti di sicurezza; nonostante questo dato, il 77% pensa che istituti bancari, centri medici e settore pubblico debbano attuare soluzioni di autenticazione più valide al fine di offrire una maggiore sicurezza.

 

“Abbiamo visto differenze evidenti nella tipologia di aziende alle quali i consumatori accordano la propria fiducia nella tutela dei dati – spiega Mike Convertino, Information Security di F5 Networks – Le aziende con una solida tradizione di attenzione agli aspetti della sicurezza, come le banche, sono considerate di gran lunga più affidabili, ma è interessante notare che condividiamo sempre più le nostre informazioni sui social anche se non li riteniamo affidabili dal punto di vista della tutela e protezione dei nostri dati personali”.