Lanciata a inizio anno dal cofondatore di Vine, Peach è l’app che sta attirando sempre più attenzione: ecco le 4 domande per capirne il presente e (forse) il futuro.

 

Cos’è Peach?

 

Peach è una piattaforma Social che punta a racchiudere le principali funzioni degli altri canali, in particolare Twitter (senza il limite dei 140 caratteri) e Slack, ma con un’occhio di riguardo all’aspetto privato: per aggiungere amici alla propria cerchia è necessario conoscere il loro nome utente (non solo quello reale), oppure li si può aggiungere sincronizzando l’app con la lista contatti del telefono (anche se questa funzione non è ancora arrivata agli utenti europei) o inviando loro un’invito ad iscriversi al Social.

 

Come si differenzia dagli altri Social?

 

Come detto prima, Peach garantisce una minore visibilità dei propri contenuti al di fuori delle cerchie di conoscenze: questo è possibile grazie al fatto che essa esiste solo sotto forma di app (e solo per iOS, attualmente), senza una corrispondente pagina web, come nel caso degli altri canali.

 

In questo modo non vi è maniera di vedere i contenuti di una persona, se non essere suo amici sul Social. L’unico modo per rendere visibili i contenuti al di fuori della piattaforma è mandare un SMS con un copia e incolla dei post, che il ricevente visualizzerà insieme ad un link per il download dell’app. La condivisione sugli altri Social è invece quasi impossibile.

 

Ma il vero punto di forza di Peach sono le funzionalità per la scrittura dei post offerte dalle “Magic Words”, parole o lettere che attivano automaticamente un comando: per esempio, la lettera G, da sola, attiva le GIF, mentre la C rimanda al calendario.
Il range delle funzioni è molto ampio e comprende la possibilità di scrivere recensioni, riconoscere canzoni, pubblicare titoli di film, libri e videogiochi, e intervenire creativamente sul testo dei post.

 

Sempre per l’aspetto intimo a cui il Social punta, non esiste una vera e propria timeline, ma solo una lista dei contatti che hanno pubblicato nuovi contenuti: questo rende meno fluida l’esperienza dell’utente, ma è anche un modo per differenziarsi dalle piattaforme orientate allo scrolling.

 

Cosa ha attirato l’attenzione della gente?

 

Viste le sue caratteristiche, Peach offre un’esperienza totalmente controcorrente rispetto all’attuale trend: essa dà maggior risalto all’aspetto intimo delle condivisioni e ci tiene lontani dall’Open Web e dalla connettività estrema alla quale i canali come Facebook hanno puntato fino ad ora.

 

Allo stesso tempo, però, stimola l’aspetto creativo e invita alla condivisione di parecchi metadata. Questa combinazione di espressività e riservatezza è quello che potrebbe aver conquistato gli utenti, stanchi dell’eccessiva esposizione dei propri contenuti e che non vogliono per questo limitare la possibilità di condividere i propri interessi.

 

Quanto funzionerà?

 

Peach è semplice, creativo, colorato (forse troppo) e molto intimo, tutte cose che potrebbero renderlo un canale divertente per gli utenti, senza dover entrare per forza in competizione con colossi come Facebook, dal momento che la nuova app non propone un modello in concorrenza con il Social di Zuckerberg, bensì un’idea di Social Media diametralmente opposta.

 

Per capire le effettive possibilità di sopravvivenza di Peach è però necessario prendere in considerazione due elementi:

  • L’effettiva necessità degli utenti di uno spazio virtuale più intimo rispetto agli attuali standard.
  • Le possibilità di monetizzazione che la nuova app può offrire, dato soprattutto il suo carattere riservato.

 

Questi due saranno i punti cruciali dai quali dipenderà il futuro della piattaforma e che stabiliranno se essa si affermerà nel panorama Social o se sarà l’ennesima meteora.