Secondo le stime, in 2 anni il 70% degli ambienti ricorrerà all’intelligenza artificiale e a tecnologie cognitive per migliorare le difese informatiche.

 

 

Quella per la cybersecurity è fondamentalmente una guerra tra hacker e addetti IT, con i primi impegnati a trovare nuovi sistemi per bucare i perimetri informatici, mentre i secondi si adoperano per sviluppare misure adeguate contro le nuove minacce. Non c’è dubbio che proteggere i dati aziendali sia il ruolo più arduo, visto che spesso gli hacker possono sfruttare criticità che gli sviluppatori nemmeno conoscono. Fortunatamente, in questa gara, le aziende potrebbero essere aiutate dall’intelligenza artificiale.

 

Analizzare in maniera automatica i dati per trovare contromisure non ancora prese in considerazione è l’obiettivo della cognitive security, ossia l’impiego di tecnologie automatizzate all’interno della sicurezza digitale. Questa soluzione è pensata per aiutare le aziende ad adattare i propri sistemi di difesa ai cambiamenti di dimensioni e di complessità e, di conseguenza, ai numero crescente di minacce che essi comportano.

 

 

I primi passi e il futuro della cognitive security

 

 

La prima grande realtà basata su questo approccio è quella del Cognitive Security Operations Centre (CSOC) in svizzera, un centro pensato per supportare i reparti ICT delle banche nazionali. Lo scopo del sistema è quello di analizzare dati non strutturati per individuare soluzioni e adeguamenti alle principali criticità.

 

Si tratta di un lavoro fondamentale e innovativo, visto che circa l’80% delle informazioni in Rete non sono strutturate e, per questo, non possono essere impiegate dagli strumenti classici di sicurezza. Secondo Deloitte, azienda di consulenza IT, entro il 2018 la cognitive security verrà utilizzata dal 70% degli ambienti di difesa dalle minacce informatiche. Una soluzione importante per provare a combattere l’impatto crescente del cybercrime che, stando alle stime di IDC, nel 2016 ha causato 600 miliardi di dollari di danni e che potrebbe arrivare a causarne 1.000 nel 2020.