Un tribunale fiammingo ha ordinato a Facebook di cessare la raccolta dati dei suoi utenti, che proseguiva anche fuori dalla piattaforma.

 

In tema di privacy e raccolta dati, il Belgio si scaglia contro Facebook. Un tribunale belga ha infatti ordinato al social di cessare la raccolta dati dei suoi utenti quando questi si trovano su piattaforme differenti da Facebook, chiedendo inoltre la ‘distruzione’ dei dati di cittadini fiamminghi raccolti in queste circostanze.

 

La sentenza stabilisce infatti come la raccolta dati violi la legge sulla privacy dell’UE e se il social non si atterrà alle condizioni rischia multe giornaliere del valore di 250.000€, fino a un massimale di ben 100 milioni di €. La decisione, giunta al termine di un processo avviato nel 2015 su iniziativa del garante della privacy del Belgio, ribalta una sentenza d’appello del giugno 2016 che aveva inizialmente dato ragione a Facebook.

 

Il social utilizza diversi sistemi per ‘tracciare’ i suoi iscritti una volta che lasciano la piattaforma ed è in grado di seguire e raccogliere i dati anche delle persone che visitano il sito senza essere iscritti a Facebook. La raccolta, fortunatamente, ha fini solamente commerciali – come recepire quante più informazioni per distribuire pubblicità con maggiore precisione – ma, secondo il parere dei giudici, Facebook non ha informato e non informa adeguatamente gli utenti sui dati che recupera e non è abbastanza trasparente per quel che riguarda le finalità della raccolta e sulla durata della loro conservazione. Dal canto suo, il social di Mark Zuckerberg si è difeso dalle accuse dichiarando come tutti i siti su cui avviene questa raccolta siano tenuti ad informare correttamente i loro utenti.