Privacy, guai in vista per Google?
Alcune applicazioni di terze parti create per la posta elettronica di Google permetterebbero agli sviluppatori di leggere le mail degli utenti.
A riportarlo il Wall Street Journal che ha notato come alcune applicazioni di terze parti create per Gmail consentirebbero agli sviluppatori di leggere i contenuti dei messaggi di posta scambiati dagli utenti. Realtà come Return Path ed Edison Software sono nate per aiutare le aziende a gestire al meglio il flusso di mail, offrendo ad esempio servizi di risposte intelligenti. Al fine di “allenare” al meglio queste tipologie di risposte, viene concesso loro l’accesso a migliaia messaggi di posta reali degli utenti.
Anche se può sembrare strano, questa pratica è legittima se esplicitata in fase di installazione delle applicazioni. Non è raro vedere finestre di dialogo in cui i plugin, per operare al meglio, richiedono l’accesso all’account Google o ad altre risorse. Dare ai software l’ok fa scattare in automatico alcune condizioni riportate nel “contratto” come, per esempio, la lettura della casella di posta o la gestione di contatti e calendario.
Ma il terreno resta scivoloso, dato che questi meccanismi di integrazione possono facilmente sforare in un’ingerenza inaccettabile nella propria privacy. Google ha spiegato al Wall Street Journal che i dati vengono utilizzati soltanto da sviluppatori certificati. Ma rimangono comunque alcuni punti poco chiari. Come vengono gestite queste informazioni? In quale posto sono conservate? Chi può effettivamente consultarle?
La mancanza di chiarezza è evidente, soprattutto per quest’ultimo punto. Né Google né gli sviluppatori non chiariscono se i dati vengono elaborati solo dalle macchine o anche da esseri umani. Il WSJ è andato più a fondo e, intervistando Return Path ed Edison Software, ha scoperto come in entrambe le aziende i messaggi di posta siano visualizzati anche da persone in carne e ossa. Un dettaglio mai fornito da Google e che ricorda il ‘torbido’ atteggiamento di Facebook, reo di aver gestito in maniera molto approssimativa la privacy dei propri utenti nel famosissimo caso Cambridge Analytica.