In vista delle elezioni europee di maggio, Facebook si appresta a portare anche in Europa il sistema di trasparenza delle inserzioni politiche adottato negli Stati Uniti. Cosa cambierà per gli inserzionisti?

Nella newsroom di Facebook ieri è stato pubblicato un articolo, firmato dal VP Global Policy Solutions Richard Allan, in cui la società di Menlo Park ha preso pubblicamente impegno affinché venga garantita la giusta informazione – libera da manipolazioni e interferenze – tramite i post sponsorizzati a tema politico su Facebook.

L’obiettivo dichiarato è impedire che si ripetano gli episodi di inquinamento del voto già avvenuti in occasione delle elezioni americane del 2016, quando una cellula governativa russa architettò campagne di disinformazione mirate ad influenzare gli elettori statunitensi a favore del Partito Repubblicano di Trump.

Come funzionerà il sistema di controllo di Facebook

Facebook punta alla trasparenza degli annunci e alla responsabilizzazione degli inserzionisti: chi vorrà fare un’inserzione politica o su un tema di interesse pubblico, come l’immigrazione, è chiamato a fare una formale richiesta e a presentare i documenti per permettere la verifica della sua identità e del luogo in cui risiede.

Gli annunci dell’inserzionista saranno contrassegnati, anche su Instagram, come sponsorizzati, come già accade, ma con l’aggiunta della voce “pubblicizzato da”, affinché gli utenti capiscano subito la fonte pagante del messaggio e possano consultare le informazioni sul denaro speso per l’inserzione e sulle caratteristiche del pubblico raggiunto.

Tutte le inserzioni politiche italiane, e degli altri Paesi europei, saranno archiviate per sette anni nel motore di ricerca Libreria inserzioni, accessibile anche da chi non è iscritto a Facebook. Rimarranno disponibili anche gli annunci che, da metà aprile, Facebook inizierà a rimuovere perché hanno infranto le regole: ad esempio, se il mittente non si era regolarmente registrato, se gli annunci affrontavano temi di importanza nazionale e non sono stati classificati come tali o se sono stati segnalati dagli utenti e si sono effettivamente confermati illeciti.

A nessuno verrà consentito di fare propaganda al di fuori del proprio Paese. Un sistema composto da algoritmi e attività di controllo manuali passerà in rassegna i post che contengono keyword sensibili, in diverse lingue: al vaglio di questo sistema passeranno non solo annunci dichiaratamente elettorali, ma anche post che trattano temi di discussione politica scottanti (immigrazione, tasse, ambiente).

Funzionerà davvero?

Facebook vorrebbe evitare che nel meccanismo vengano coinvolti anche i media, nel caso in cui decidessero di sponsorizzare alcuni contenuti che hanno come argomento le elezioni europee. Ma il sistema non è ancora perfezionato, quindi è possibile che almeno in una prima fase l’autorizzazione venga richiesta anche alle testate giornalistiche. D’altra parte, la piattaforma è stata creata per scampare la presenza di prestanome e soggetti di comodo: chiunque si iscrive dovrà lasciare elementi identificativi propri e dell’associazione che rappresenta.

Per consentire ai media e agli osservatori di monitorare il corso della campagna elettorale, Facebook metterà a disposizione anche le API dell’archivio, così da rendere possibile lo sviluppo di applicazioni o servizi per conoscere in tempo reale quanto spendono i diversi partiti o candidati.

Richard Allan ammette che “questi cambiamenti non impediranno del tutto la possibilità di compiere abusi”. La struttura creata per le elezioni europee, che avrà anche una sorta di centrale di controllo a Dublino formata da esperti di vari settori, lavorerà a contatto con le istituzioni nazionali, delegando ai singoli stati il compito di far rispettare le leggi vigenti in materia di propaganda elettorale.

Insomma, Facebook sa che ha molto da farsi perdonare: le elezioni europee saranno una dura prova da superare per riacquistare la credibilità persa in questi ultimi due anni con gli scandali legati alle elezioni americane e a Cambridge Analytica.