Tra i tanti aspetti presenti nella riforma che renderà i paesi membri più competitivi in Rete, c’è anche la sicurezza digitale e la protezione dati.

 

A poca distanza dall’approvazione del nuovo Regolamento europeo sulla privacy, l’Unione continua a muoversi verso l’Industry 4.0: l’esecutivo ha pronta una strategia per spingere l’economia cibernetica europea, in modo da permettere agli Stati membri di poter competere con le nuove sfide globali. Il progetto prevede un fondo di 56,7 miliardi composto da investimenti pubblici e privati, da spendersi nei prossimi 5 anni e che, secondo le stime. genererà annualmente più di 110 miliardi di nuovi redditi.

 

Alla base della manovra, c’è un sistema cloud di portata internazionale, con il quale sarà possibile archiviare e gestire una grande quantità di informazioni preziose per aziende e amministrazioni, e, cosa più importante, si potranno collegare le numerose realtà europee, in modo da formare un’efficiente rete di sviluppo. basti pensare che tale infrastruttura potrebbe mettere in contatto 1,7 milioni di ricercatori e 70 milioni di esperti nel settore scientifico. La creazione di questa rete ha già delle scadenze fissate per il 2017, anno dell’inizio di utilizzo, e per il 2020, anno di conclusione dei lavori di sviluppo.

 

Il ruolo della sicurezza digitale

 

Oltre alla banda larga per connessione ultra-veloce e la digitalizzazione di servizi, buona parte delle risorse verrà spesa per la creazione di un sistema informatico altamente sicuro e in grado di rispondere in maniera veloce ed efficace ai vari attacchi. La necessità di uno strumento del genere è facile da intuire: con la creazione di una banca dati di portata europea, la possibilità che tale insieme di informazioni diventi l’obiettivo principale di hacker e cybercriminali è molto alta. In più, l’adozione di sistemi legati all’Internet-Of-Things rappresenta un’ulteriore possibilità d’infiltrazione.

 

 

Oltre all’aspetto infrastrutturale, sarà importante sviluppare un sistema per la condivisione delle conoscenze necessarie alla protezione di dati e informazioni, sviluppando la giusta consapevolezza di tali rischi tra le realtà aziendali, le quali, ad oggi, non sempre si sono dimostrate attente ai pericoli che si possono correre sul Web. Questo progetto appare quindi come una versione ingigantita del processo di digitalizzazione che già sta avvenendo a livello locale: una maggiore presenza di strumenti digitali consente una maggiore efficienza per aziende e industrie, ma implica anche un’esposizione più ampia e necessità di una comprensione più approfondita delle logiche e dei meccanismi dietro a questi nuovi mezzi. Per questo motivo, oltre a fornire le infrastrutture e i mezzi necessari al passaggio al digitale, l’Unione ha giustamente deciso di investire nell’implementazione delle misure di sicurezza e nella loro diffusione.