Le piccole e medie imprese italiane sono sempre più consapevoli dei pericoli derivanti dal cybercrime, ma i numeri assoluti sono ancora molto bassi.

 

In Italia le aziende tendono ad essere mano a mano più consapevoli degli attacchi informatici: tanto che la percezione del rischio legato a cybercrime e pericoli in rete è cresciuto nettamente, passando dallo 0,8% del 2013 al 10% odierno. In aumento anche il dato riguardante il timore di attacchi alle reti informatiche, passato dal 3,2 al 14%. Crescite senza dubbio positive, ma numeri assoluti ancora troppo bassi. E questo va purtroppo a vantaggio delle probabilità di successo delle azioni dei cyber criminali.

 

È quello che emerge dai risultati dell’ultima edizione del sondaggio internazionale effettuato da GfK Eurisko per conto di Zurich Insurance Group (Zurich) e che illustra i rischi per le opportunità di business di un campione di più 2.600 imprese in 13 paesi del mondo tra America, Asia ed Europa.

 

I dati sono assolutamente in linea con lo scenario registrato dal Clusit, secondo cui i fenomeni di crimine informatico sono cresciuti del 30% nell’ultimo anno e sono aumentati del 39% gli attacchi che hanno finalità di spionaggio informatico, con conseguenze per le aziende che vanno dalle richieste di indennizzo per la violazione di dati sensibili alla perdita di reputazione. Il numero di azioni criminali registrato è il più alto degli ultimi 5 anni, con circa 1.012 attacchi nel 2015 (contro gli 873 del 2014).

 

 

Sicurezza informatica sempre più tema strategico

 

Mantenere in sicurezza i sistemi informatici aziendali è quindi diventato un tema fondamentale per le imprese, tanto più che, con l’introduzione del nuovo Regolamento europeo per la protezione dei dati personali, si attueranno nuovi e stringenti adempimenti, oltre ad esemplari sanzioni per le aziende che violeranno le prescrizioni, tra cui l’obbligo di rilevare e informare del furto d’informazioni entro 72 ore dall’evento, pena sanzioni che arrivano fino al 4% del fatturato aziendale.

 

Volgendo lo sguardo all’estero, a livello mondiale il timore delle PMI nei confronti del cybercrime è più che raddoppiato rispetto a tre anni fa, passando dal 4 all’11%. Lo stesso trend si riscontra anche sulla tematica del rischio di perdita di reputazione (14% contro l’8% del 2013). Il grado di conoscenza dei rischi da parte delle imprese è aumentato notevolmente in questo ultimo triennio: solamente il 7% delle aziende non vede nessun rischio per il proprio business, mentre nel 2014 la percentuale era al 15%.