L’Ue ha inviato una dichiarazione di opposizione al colosso americano, che avrebbe fornito informazioni non corrette per ingannare l’Antitrust sulla fusione Facebook-WhatsApp del 2014.

 

La Commissione Europea ha inviato una dichiarazione di opposizione a Facebook, sostenendo che la compagnia avrebbe fornito informazioni «non corrette o ingannevoli durante l’indagine della Commissione del 2014 sulla programmata acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook». Lo comunica la Commissione stessa, che dà tempo alla società di Zuckerberg fino al 31 gennaio per rispondere. Se fossero confermate le preoccupazioni preliminari della Commissione, Facebook rischierebbe di pagare una multa che può ammontare fino all’1% del suo fatturato.

 

L’accusa dell’Unione Europea e i retroscena

La Commissione Europea ritiene che, contrariamente alle affermazioni di Facebook, la possibilità tecnica di corrispondenza automatica tra utenti WhatsApp e Facebook ci fosse già nel 2014.

La Commissione nell’ottobre 2014 approvò la fusione Facebook-WhatsApp, senza entrare nel merito della privacy. Facebook all’epoca dichiarò che non era in grado di stabilire un matching automatico affidabile tra gli account degli utenti; poi, nell’agosto di questo anno, ha annunciato la condivisione dei dati, accolta malamente in Europa, tanto che dopo soli tre mesi Facebook è stato costretto a fare un passo indietro.

 

Il Commissario per la concorrenza Margrethe Vestager ha dichiarato:

Le società sono obbligate a fornire alla Commissione informazioni accurate durante le indagini sulle fusioni. Devono prendere questo obbligo sul serio. La nostra revisione puntuale ed efficace delle fusioni dipende dall’accuratezza delle informazioni fornite dalle compagnie coinvolte. Nel caso specifico, la visione preliminare della Commissione è che Facebook abbia fornito informazioni non corrette o ingannevoli durante l’indagine sull’acquisizione di Whatsapp. Facebook ora ha l’opportunità di rispondere.

 

L’indagine in corso è limitata alla valutazione della possibile violazione delle norme in vigore e non avrà comunque un impatto sul via libera dato a suo tempo all’acquisizione di Whatsapp. Inoltre, l’inchiesta non ha a che fare con questioni riguardanti la privacy, la protezione dei dati o quella dei consumatori. Ora Facebook ha tempo fino al 31 gennaio 2017 per rispondere. Se le preoccupazioni preliminari fossero confermate, la Commissione potrebbe comminare una multa per un importo pari a fino all’1% del giro d’affari di Facebook!

 

La difesa di Facebook

La risposta del social network non si è fatta attendere:

Rispettiamo il processo avviato dalla Commissione e siamo fiduciosi che dall’analisi completa dei fatti verrà confermato che Facebook ha agito in buona fede.

Facebook ha costantemente fornito informazioni precise sulle nostre capacità tecniche e sui nostri piani, incluso le richieste circa l’acquisizione di WhatsApp e briefing proattivi inviati in maniera volontaria prima della introduzione dell’aggiornamento della privacy policy di WhatsApp quest’anno.

 

L’azienda si dice «lieta che la Commissione confermi la sua decisione di autorizzazione; noi continueremo a collaborare e condividere informazioni con i funzionari per rispondere alle loro domande».

 

Come andrà a finire?

È certamente difficile stabilire se Facebook ha mentito, intenzionalmente o con negligenza, sulla possibilità di collegare i dati degli utenti Facebook a quelli di WhatsApp. Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi!