Secondo la Cassazione, sapere di un commento diffamatorio sul proprio sito rende responsabile anche il gestore.

 

 

Su Internet tutti hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni e tutti sono responsabili per ciò che dicono. Tuttavia, secondo la Cassazione, quando si tratta di commenti diffamatori presenti su un sito, anche il gestore, se a conoscenza di tali commenti, dev’essere ritenuto responsabile.

 

Con l’ultima sentenza riguardo i commenti diffamatori sul presidente della Figc Carlo Tavecchio, la Corte di Cassazione ha creato non poca preoccupazione per il ruolo dei gestori e l’attività di moderazione dei commenti. Ma da cosa è scaturita la decisione e quali sono le sue conseguenze?

 

 

Il caso

 

 

Il commento al centro della faccenda è quello apparso sul sito Agenziacalcio.it, dove un utente ha lasciato un messaggio ritenuto diffamatorio verso Tavecchio. E la responsabilità del gestore, quindi, quale sarebbe? Quella di non essere intervenuto pur essendo a conoscenza di tale commento, rendendosi così colpevole di “concorso in diffamazione”.

 

Sebbene il commento sia stato rimosso immediatamente dopo la richiesta da parte delle autorità, il prezzo della mancata moderazione iniziale è stata l’oscurazione del sito e un risarcimento di 60 mila euro da pagare a Tavecchio.

 

 

Commenti diffamatori e gestori consapevoli

 

 

Dalla sentenza emerge un aspetto importante, che è quello del rapporto fra la responsabilità e la consapevolezza dei gestori riguardo la presenza di commenti potenzialmente diffamatori. Come fa notare Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante per la privacy, gli addetti ai lavori sono responsabili solo dal momento in cui vengono a sapere delle azioni degli utenti, il che può accadere tramite normali azioni di moderazione del sito oppure segnalazioni da parte degli utenti.

 

Un caso simile ha coinvolto lo stesso Google: dopo un’inchiesta riguardo la pubblicazione di un video che riportava i soprusi subiti da un ragazzo disabile (il famoso caso Google Vividown), è stato stabilito che il motore di ricerca non risponde delle violazioni da parte degli utenti fino a quando non viene informato delle infrazioni. Una volta a conoscenza dei fatti, la compagnia è tenuta ad intervenire cancellando il contenuto, pena sanzioni di vario tipo.

 

Tuttavia, il caso di Agenziacalcio.it sembra essere più delicato, dal momento che, come indicato da numerosi esperti legali, evidenzia la differenza tra l’essere a conoscenza di un determinato contenuto e sapere che esso viene ritenuto dannoso nei confronti di una persona. A sostegno di questa visione ci sono le parole di Fulvio Sarzana, figura di spicco nell’ambito del diritto digitale, che sottolinea la diversità il caso in questione e quello di Google: mentre il motore di ricerca è stato ritenuto responsabili solo dopo la comunicazione da parte di un autorità, il gestore del sito è stato ritenuto colpevole sulla base della presunta conoscenza del commento, quindi senza che vi fossero state segnalazioni di alcun genere.

 

 

L’importanza dell’attività di moderazione

 

 

Alla luce della sentenza, il lavoro di moderazione e controllo dell’attività degli utenti diventa fondamentale. La responsabilità può scattare anche senza un’informativa e i moderatori, che in quanto tali non possono negare di essere a conoscenza dei commenti, devono prestare attenzione ad ogni contenuto, proprio come se si trattasse di un articolo pubblicato dal sito stesso.

 

Questa situazione rende ancora quindi ancora più delicate le operazioni di moderazione, le quali, d’altro canto, è sconsigliabile evitare: i moderati che, per evitare di essere ritenuti a conoscenza di commenti lesivi, non effettuano controlli sulle discussioni all’interno del proprio sito rischiano infatti di vedere la piattaforma danneggiata da dibattiti fuori luogo, il che potrebbe comunque fornire materiale per eventuali denunce.

 

Lo scenario è quindi ancora molto confuso e si spera che i prossimi provvedimenti facciano chiarezza in materia. L’unica cosa certa è che quella del moderatore è diventata un’attività estremamente complessa.